Studio 3 Rivelazione Divina LA
BIBBIA, RIVELAZIONE DIVINA VEDUTA ALLA –
LE PRETESE DELLA BIBBIA E PROVE EVIDENTI DELLA |
Una mente logica e pensosa esaminera' la parola di Dio. |
La Bibbia è la fiaccola della civiltà e della libertà. La sua influenza per il bene della società è stata riconosciuta dai più grandi uomini di stato, quantunque essi non l'abbiano guardata principalmente che attraverso le lenti dei diversi credo contradittori, i quali, pur sostenendo la Bibbia, deformano crudelmente le sue dottrine. Il buon vecchio libro è stato senza volerlo, crudelmente maltrattato dai suoi amici, il che non toglie che molti d'infra loro fossero disposti a dare la loro vita per esso. Sì, francamente, il danno che gli recano è peggiore di quello recato dai nemici, perchè essi pretendono che la Bibbia appoggi i loro falsi concetti intorno alla verità, concetti che da sì gran lungafurono ammessi e conservati dalle tradizioni dei loro padri. O potessero essi risvegliarsi, esaminare a nuovo il loro oracolo e confondere così gli av versarii disarmandoli! |
La Bibbia e' stata miracolosamente conservata.
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Poichè la luce della natura ci ha condotti ad aspettare una rivelazione più perfetta di quella che essa ci offre, ogni mente riflessiva e ragionevole sarà disposta a esaminare le pretese di tutto ciò che si presenterà come rivelazione divina, semprechè porti in sè in un esposto conforme alla ragione l'impronta eterna della veracità. La Bibbia pretende essere una rivelazione di tal natura, essa viene a noi, con un'evidenza esterna sufficiente perchè le sue pretese possano per quanto possibile essere giustificate, ed essa ci dà la speranza ben fondata che, esaminandola a fondo ci fornirà delle prove più complete e più certe che essa è in fatti la parola dì Dio. La Bibbia è il libro più antico che esista; essa ha sopravvissuto alle tempeste di trenta secoli. Si è provato con tutti i mezzi possibili di fare sparire quel libro dalla superficie della terra: lo sí è nascosto, sepolto, si è fatto del suo possesso un delitto degno di morte, e coloro che hanno creduto in esso hanno subito le più feroci e spietate persecuzioni; ma il libro è più vivo di prima. Ai giorni nostri, mentre molti dei suoi nemici dormono nella polvere, e che centinaia di volumi scritti per denigrarlo e distruggere la sua influenza giacciono dimenticati da molto tempo, la Bibbia ha fatto la sua strada fra tutti i popoli e in tutte le lingue della terra ; se ne fecero già più di 200 traduzioni diverse. Il fatto che quel libro ha sopravvissuto a tanti secoli malgrado gli sforzi senza pari tentati di bandirlo e distruggerlo, è per lo meno una prova evidente che il grande Autore che si reclama della Bibbia è stato altresì il suo preservatore. |
Iniziando dal 100 B.C. a 100
A.D., i Rotoli dal Mar Morto sono
stati conservati in vasi d'argilla nelle caverne di Qumran
finche' furono scoperti nell' anno, 1948. |
Le pergamente preziose del
manoscritto Sinaitico, il quarto C. A.D., furono conservati
all'interno del Monastero di Santa Caterina nel mezzo di
Sinai. Scoperto nell' anno 1859
A.D. dal Conte Tischendorf, il Codice Sinaitico contiene
il Nuovo Testamento e parti dell'Antico Testamento. |
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E' vero altresì che la Bibbia esercitò ovunque una buona influenza morale. Colui che scruta ed esamina accuratamente le sue pagine s'innalzerà a una vita più pura. Altri scritti sulla religione e sulle scienze hanno fino ad un certo punto recato un gran bene all'umanità, l'hanno nobilitata e sono stati in benedizione, ma tutti gli altri libri presi nel loro insieme non sono stati capaci di recare al creato gemente, la gioia, la pace e la felicità che la Bibbia ha recato al ricco come al povero, al dotto come all'ignorante. |
La Bibbia indica e si riferisce ad un carattere distinto: Gesu' di Nazaret. |
La Bibbia non è un libro da sfogliare in fretta e in modo superficiale; essa richiede studio e meditazione accurate e perseveranti, avvegnachè i pensieri di Dio sieno più elevati dei nostri pensieri, e le sue vie più elevate delle nostre vie. E' se noi vogliamo comprendere il piano ed i pensieri di Dio, dobbiamo dare tutto noi stessi a quell'opera così importante. I più ricchi tesori della verità non si trovano sempre alla superficie. Da un capo all'altro la Bibbia tende a mettere costantemente in rilievo un carattere trascendente, Gesù (li Nazareto, il quale, come essa ce l'insegna, è il figliuol di Dio. Dal principio alla fine ciò che lo concerne : il suo nome, il suo ministerio e l'opera sua dominano tutto il resto. Che un uomo chiamato Gesù di Nazareto visse press'a poco nel tempo indicato degli scrittori della Bibbia, è un fatto storico, all'infuori della Bibbia, che è stato in modi diversi e appieno confermato. Che quel Gesù sia stato crocifisso perchè egli era divenuto uno scandalo ai Giudei e ai loro preti, ecco ancora un altro fatto provato dalla storia, e confermato dagli scrittori del Nuovo Testamento. Gli autori del Nuovo Testamento (Paolo e Luca eccettuati) erano delle conoscenze personali, dei discepoli di Gesù di Nazareto, e sono dessi che hanno esposte le sue dottrine. |
La Vasca e' una dei pochi incontrastata localita' a Gerusalemme antica. Le acque della Molla Gihon fluiscono nella Vasca di Siloe attraverso un traforo che e' stato costruito dal re Ezechia nell' anno, 715 BCE. Il traforo di Ezechia che e' di lunghezza 1750 piedi, puo' ancora oggi essere attraversato a piede. |
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I discepoli s' impegnarono per un opera disprezzata dal popolo.
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L'apparizione di un libro qualunque fa supporre che l'autore si sia prefisso uno scopo nello scriverlo. Ci domandiamo quindi, quali motivi potevano avere quegli uomini per sposare la causa di Gesù Cristo. Egli fu condannato a morte dai Giudei e crocifisso come un malfattore: i più scrupolosi fra essi in materia religiosa erano concordi nel domandare la sua morte, come di qualcuno che non merita di vivere. E mentre questi uomini sposavano la sua causa e promulgavano le sue dottrine, essi affrontavano le privazioni, il disprezzo e le persecuzioni le più amare, mettendo la loro vita a repentaglio e soffrendo anche il martirio in molti casi. Ammìnettendo che Gesù fosse un personaggio notevole, tanto nella sua vita che nel suo insegnamento, quale altro motivo ancora avrebbe potuto avere chicchessia di abbracciare la causa sua dopo la sua morte? — tanto più che questa fu così ignominiosa. E se noi supponiamo che quegli scrittori avessero inventata la loro narrazione, e che Gesù fosse il loro eroe ideale e immaginario, non sarebbe egli assurdo il credere che uomini d'intelletto sano avessero scritto come lo fecero, dopo avere preteso che Gesù era il figliuolo di Dio, che egli era stato generato in un modo soprannaturale, che egli possedeva forze soprannaturali per le quali guariva i lebbrosi, dava la vista ai ciechi nati, l'udito ai sordi, e risvegliava perfino i morti? Sarebbe stato puerile all'ultimo segno il narrare che al momento critico tutti i suoi amici e discepoli, e gli stessi scrittori compresi l'abbandonarono, mentre un pugno dei suoi nemici lo crocifiggevano come un impostore? |
Cosa ha spinto gli scrittori della Sacra Bibbia?
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Il fatto che la storia profana non concorda in tutti i dettagli con quegli scrittori non dovrebbe portarci a concludere senz'appello che i loro scritti sono falsi. Chiunque volesse così procedere dovrebbe provare e confermare ciò che determinò quegli scrittori a fare delle dichiarazioni false. Quali motivi li poteva spingere. Dovevano essi ra gionevolmente parlando pretendere così a qualche fortuna, a qualche gloria, a qualche potenza o vantaggio terreno qualsiasi? La povertà evidente degli amici di Gesù e l'impopolarità del loro eroe nella corporazione religiosa della Giudea escludono un tal pensiero, mentre che i fatti che Egli morì come un malfattore e un perturbatore, che egli fu disprezzato, l'ultimo fra gli uomini, non offrivano speranza alcuna di gloria nè vantaggi terreni a coloro che avrebbero voluto rimettere la sua dottrina in onore. Anzi, se tale fosse stato l'intento di coloro che annunziavano Gesù, non l'avrebbero essi lasciato appena avessero scoperto che ciò non fruttava altro se non disonore, prigionia e battiture, la morte persino? La ragione ci dice chiaramente come uomini che sacrificarono patria, riputazione, onore e vita, che non vissero per i godimenti temporali, ma i cui sforzi tendevano a rialzare al più alto grado il livello morale fra i loro contemporanei, non operavano meramente per giungere a uno scopo qualunque, ma per raggiungere il più puro fine e lo scopo il più nobile ed elevato. La ragione ci dice inoltre che le testimonianze di uomini così fatti, spinti unicamente da un movente così puro e sublime è dieci volte più degno di essere preso in considerazione che non le testimonianze di scrittori ordinari. Quegli uomini non erano nemmeno dei fanatici. Erano uomini d'intelletto sano, sempre disposti in ogni occasione a rendere ragione della loro fede e della loro speranza; perseveranti fino all'ultimo nelle loro convinzioni conformi a ragione in ogni punto. |
Gli autori della Bibbia sono stati onesti e fedeli al Signore. |
E quanto abbiamo qui osservato può ugualmente applicarsi agli scrittori dell'Antico Testamento; l'essenziale è che essi erano uomini conosciuti per la loro fedeltà al Signore; e la storia biblica rileva e censura le loro colpe e le loro debolezze colla stessa imparzialità, con la quale raccomanda le loro virtù e le loro fedeltà. Ciò deve sorprendere coloro che pretendono sia la Bibbia una storia inventata, destinata ad ispirare agli uomini un santo timore di fronte ad un sistema religioso tutto speciale. Vi è nella Bibbia tale una franchezza e tale una rettitudine che bastano a darle la sua impronta di verità. Un impostore che volesse far apparire molto grande un uomo e che bramasse far passare i suoi scritti come ispirati da Dio, avrebbe cura di dare al suo personaggio un carattere irreprensibile e nobile, senza macchia alcuna. Un tale procedimento non è stato seguito nella Bibbia; è adunque una prova sufficiente ch'essa non è stata combinata in modo da sedurre e trarre in inganno alcuno. |
Gli autori della Bibbia sono stati onesti e fedeli al Signore. |
Noi abbiamo adunque ragione di aspettare una rivelazione del piano e della volontà di Dio, vedemmo che la Bibbia pretende essere quella rivelazione, che essa fu scritta da uomini che nulla ci autorizza a sospettare in quanto allo scopo che si sono prefissi, ed ai quali noi dobbiamo anzi dare la nostra piena approvazione. Facciamoci ora ad esaminare il carattere degli scritti pretesi ispirati, per vedere se i loro insegnamenti rispondono alle perfezioni che con ragione abbiamo attribuite a Dio, e se il loro contenuto porta l'impronta della verità. |
Gli scrittori sono stati direttamente al corrente con i fatti |
Annotazioni Storiche I cinque primi libri del Nuovo Testamento e vari altri del Vecchio sono narrazioni o storie di eventi successi durante la vita degli scrittori e sono perciò autentici. Ognuno converrà che una rivelazione speciale non è necessaria per narrare cose perfettamente note, e che basta dire la verità. Ma se Iddio voleva dare una rivelazione all'uomo, in rapporto con certi eventi della sua storia, non è forse naturale che Dio abbia dirette e guidate le circostanze in maniera che quei narratori integri siano stati messi in contatto con ciò che succedeva. L'autenticità delle parti storiche della Bibbia riposa quasi intieramente sul carattere e sul movente dei loro autori. La gente per bene non dice menzogne. Una sorgente pura non può dare acqua amara. E la testimonianza riunita di questi scritti impone silenzio a tutti i sospetti come se i loro autori avessero potuto dire e fare il male perchè bene ne avvenga. |
L'autenticità di certi libri della Bibbia quali i Re, le Croniche e i Giudici non è menomata in nessun modo se noi diciamo che essi altro non sono che storie scritte con cura e veracità e che concernono i personaggi e gli avvenimenti importanti di quel tempi. Gli scritti ebraici contengono delle storie, come pure la legge e le profezie, le loro storie e le loro genealogie sono tanto più dettagliate nei loro esposti che si era nell'attesa del Messia promesso, il quale doveva discendere da una stirpe speciale di Abraamo. Ciò spiega bastantemente perchè sono menzionati certi atti storici che la luce di questo secolo decimonono considera come poco raffinati. Ad esempio, per dare un chiaro raguaglio dell'origine delle nazioni moabite e ammonite, e della loro parentela con Abraamo, e gl'Israeliti, lo storico giudica opportuno, secondo tutta probabilità, di registrare tutta la loro discendenza (Gen. XIX, 36-38). Un supposto dettagliatissimo è dato parimenti dei figliuoli di Giuda, di cui Davide fu il discendente, e per lui le genealogie di Maria, madre di Gesù (Luca III, 23, 31, 33, 34), e di Giuseppe suo marito (Matt. I, 2-16) risalgono fino ad Abraamo. La necessità di stabilire esattamente l'albero genealogico era senza dubbio tanto più importante che era di li che doveva uscire, tanto il Re che doveva regnare sopra Israele, quanto il Messia promesso, (Gen. XLIX, 10), ecco la ragione di tanti dettagli così minuziosi che non si trovano altrove. (Gen. XXXVIII). |
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Noi concludiamo uno scopo per tali dettagli |
Possono esservi state ragioni simili, od anche diverse di quelle più sopra indicate perchè la Bibbia menzionasse altri fatti storici: l'utilità potrà esserne riconosciuta a poco a poco: se gli scritti biblici fossero semplicemente dei trattati di morale, le citazioni storiche avrebbero potuto essere soppresse senza pregiudizio alcuno ; ma nessuno può in ogni caso affermare con ragione che la Bibbia sanzioni in verun modo l'impurità. In oltre, giova tenere a mente che i medesimi fatti possono essere narrati con più o meno tatto, e secondo le lingue, mentre che i traduttori della Bibbia erano con ragione, troppo coscienziosi per omettere checchessia, essi vivevano ancora in un tempo che non è il nostro e in cui non si guardava tanto davvicino alla scelta delle espressioni ; possiamo dirne altrettanto delle epoche più remote della Bibbia in quanto al modo di esprimersi. E l'individuo il più disdegnoso non può trovare obbiezioni in questo senso, a nessuna espressione del Nuovo Testamento. |
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I libri di Mose' e le leggi li dentro promulgati I cinque primi libri della Bibbia sono riconosciuti come essendo i cinque libri di Mosè, sebbene in nessun luogo facciano menzione del suo nome come autore dei medesimi. E' ammesso, e con ragione, che essi furono scritti da Mosè o sotto la sua sorveglianza, e che, ciò è ovvio, il racconto della sua morte e della sua sepoltura vi è stato aggiunto dal suo segretario. Se non esiste dichiarazione positiva che quei libri siano stati scritti da Mosè, ciò non costituisce una prova in contrario; imperocchè se qualcun altro l'avesse fatto per frode, egli non avrebbe certamente mancato, per nascondere il suo inganno di attribuirli a quel gran condottiero, a quel sommo Statista d'Israele (Vedi Deut. XXXI, 9-27). Noi siamo certi d'una cosa, cioè che Mosè condusse il popolo degli Ebrei fuori di Egitto. Egli l'organizzò in nazione sottoposta alle leggi consegnate in quei libri; e durante più di trenta secoli la nazione ebraica unanime e concorde ha preteso di aver ricevuti quei libri da Mosè come un lascito, ch'essa ha religiosamente conservato, in guisa che neppure un iota nè un tratto di lettera osò essere cambiato, il che ci è garanzia della purità del testo. |
"Egli distende il settentrione sul vuoto, sospende la terra sul nulla." Giobbe 26:7 |
Questi soritti di Mosè contengono la sola storia autentica e degna di fede che esista dell'epoca che essa rappresenta. La storia chinese prova di cominciare dalla creazione, narrando come Iddio uscì in gondola sull'acqua, tenendo in mano un mucchio di terra che egli lanciò nell'acqua, e essa pretende che quel mucchio di terra si trasformò nel mondo che abitiamo, ecc. Ma la storia è talmente sprovvista di senso che perfino l'intelligenza candida d'un bambino non potrebbe essere tratta in errore da quella favola. Per contro, l'esposto della Genesi suppone l'esistenza d'un Dio, d'un Creatore, d'una intelligenza suprema come causa prima. Egli non parla di Dio come avendo avuto un principio, ma dell'opera sua e del principio di questa, e poi dei suoi progressi successivi: — "Nel principio Iddio creò il cielo e la terra". Poi, senza entrare in altri dettagli o spiegazioni sull'origine della terra, il racconto continua rapidamente attraverso i sei giorni (epoche) che preparano la venuta dell'uomo. Quel resoconto è confermato essenzialmente dai lumi crescenti della scienza da quaranta secoli in qua. Egli è adunque molto più ragionevole di ammettere che il suo autore, Mosè, è stato divinamente inspirato, che non di pretendere che l'intelligenza d'un solo uomo sia stata superiore all'intelligenza di tutti gli uomini durante i trenta secoli che trascorsero di poi, superiore altresì a tutte le ricerche fatte le quali sono state appoggiate dai mezzi moderni e da milioni in danaro. |
La legge di Mose' Guardate anzitutto la disposizione delle leggi consegnate in questi scritti : Per certo esse non ebbero le loro uguali, nè allora, nè più tardi, fino al secolo decimonono; e le leggi del nostro secolo son basate sui principi contenuti nella legge mosaica e redatte, la maggior parte, da uomini che riconobbero l'origine divina della legge di Mosè. |
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Mose' insegna il popolo d'Israele
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Il Decalogo offre un quadro breve di tutta la legge. Quei dieci comandamenti prescrivono un codice di adorazione e di morale che deve destare l'ammirazione (li qualunque serio osservatore; e se non fossero mai stati conosciuti prima, e si fossero rinvenuti fra le rovine e le antichità della Grecia, di Roma o di Babilonia (nazioni che si sono innalzate e son cadute ancora in decadenza, assai dopo che queste leggi furono date) essi sarebbero ritenuti come una meraviglia, se non soprannaturali. Ma la lunga abitudine di possederli e di conoscere le loro esigenze ha prodotta una tale indifferenza che fa sì che la loro vera grandezza non è osservata che dal piccolo numero. Quei comandamenti non insegnano nulla di Cristo, è vero, ma non è già ai cristiani che sono stati dati, bensì agli Ebrei; e per convincere l'uomo della sua condizione di peccato e della necessità di un riscatto. E la sostanza di quei comandamenti è stata gloriosamente riassunta dall'illustre fondatore del cristianesimo in queste parole:
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Gli Israeliti vissero sotto il governo di Dio
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Il governo istituito da Mosè differisce da tutti gli altri, antichi e moderni, perchè egli pretende d'essere quello dello stesso Creatore, e perchè il popolo era responsabile verso lui: le sue leggi e le sue istituzioni civili e religiose facevano valere le loro prerogative di emanare da Dio, ed erano come or ora lo vedremo, in perfetta armonia con ciò che la ragione c'insegna del carattere di Dio. Il tabernacolo nel centro del campo aveva nel suo “luogo santissimo” una manifestazione della pre senza di Geova come del loro re, il popolo vi riceveva in modo sovrannaturale l'istruzione per l'amministrazione naturale dei suoi affari come nazione. Un ordine di preti (sacerdoti) fu stabilito il quale aveva l'incarico completo del tabernacolo; per essi solo era permesso l'accesso presso Geova e la comunione con lui. |
Il Tabernacolo, nel centro del campo, manifestava la presenza di Dio nel luogo Santissimo.
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I privilegi dei sacerdoti erano limitati
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Il primo pensiero di qualcuno potrebbe essere:
Ma, alto là! amici; non vi affrettate troppo a simile conclusione. Quando si offre una sì bella occasione di provare simili cose alla luce dei fatti, non sarebbe ragionevole di trarre delle conclusioni senza apprezzare i fatti. Ora ecco una prova irrefutabile contro simile supposizione: i diritti e i privilegi dei preti erano limitati; nessun potere civile era loro concesso, ed essi erano privati di qualsiasi occasione di abusare della loro carica e di agire contrariamente ai diritti e alla coscienza del popolo; e un tale ordinamento fu creato da Mosè, che era, egli medesimo, un membro della famiglia sacerdotale. |
Un governo teocratico fu' stabilito
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Allorchè Mosè, nella sua qualità di rappresente di Dio, condusse Israele fuori della servitù d'Egitto, la forza delle circostanze centralizzò le cose del governo nelle sue mani e fece di quell'uomo "molto mansueto" (Num. XII, 3) un autocrate in potere ed autorità, sebbene, per la dolcezza del suo carattere, ei fosse in realtà il servo sopraccarico del suo popolo; tutta la sua forza vitale fu esaurita dai crucci schiaccianti della sua situazione. Qui viene ad innestarsi lo stabilimento d'un governo, il quale fu virtualmente una democrazia. Affrettiamoci però ad aggiungere quanto segue onde evitare ogni malinteso: considerato dagl'increduli, il governo d'Israele era una democrazia, ma esaminato alla luce delle idee stesse d'Israele, esso era una teocrazia, cioè un governo divino; conciossiachè le leggi, date da Dio a Mosè, non permettevan emendamento veruno: nulla osavasi aggiungere al codice della legge, nè togliervi la più piccola cosa. Per tal ragione il governo d'Israele era diverso da qualsiasi altro governo anteriore o posteriore. Il Signore disse a Mosè:
— Vedete parimenti i versetti 24-30 come esempio di fedele e franco governo e d'umiltà. Quando egli riferisce quell'ordine, Mosè dice:
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Questo sistema di governo fu' calcolato per promotare lo spirito della liberta' vera.
Se Mose' fosse stato ambizioso, avrebbe abusato la sua potenza...
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Vediamo adunque che, lungi dal cercare di ingrandire o di perpetuare il suo potere col porre il governo del popolo sotto al controllo della sua parentela diretta della tribù di Levi, permettendo a questa di servirsi dell'autorità religiosa per inceppare i diritti e le libertà del popolo quel legislatore illustre introdusse invece nel popolo una forma di governo che era anzi di natura a coltivare lo spirito di libertà. Le storie di altre nazioni o di altri governatori non offrono alcun esempio simile. Dovunque il governatore cercò la sua propria elevazione e l'innalzamento del suo potere. Perfino laddove i dirigenti aiutaronsi a stabilire le repubbliche, gli avvenimenti susseguenti provarono che essi lo fecero per politica, affin di ottenere il favore del popolo e poter perpetuare il loro potere. Nelle circostanze in cui si trovava Mosè qualunque personaggio ambizioso, dominato dalla politica, e studioso di captivare il popolo con promesse ingannatrici, avrebbe lavorato a una maggior centralizzazione del potere a suo profitto e a profitto della sua famiglia. Ciò sembrava un compito tanto più facile che l'autorità religiosa era già famigliare a quella tribù e che quella nazione aveva il sentimento di essere governata da Dio dal tabernacolo. Non è lecito supporre neppure che un uomo capace di formare simili leggi e di governare un tal popolo fosse ingenuo al punto di non scorgere tutto il vantaggio ch'egli avrebbe potuto trarre da un'altro sistema. Il governo era così completamente rimesso in mano al popolo, che, sebbene fosse convenuto di portare davanti a Mosè le cause difficili riguardo alle quali i governatori non potevano decidere, toccava al popolo stesso il decidere quali casi dovevano essere sottoposti a Mosè.
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Il popolo chiedeva un re
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Di tal guisa noi vediamo che Israele era una Repubblica, i cui magistrati agivano per commissione divina. E allo stupore di coloro che pretendono nella loro ignoranza che la Bibbia sanzionò e stabilì degli imperi dominanti il popolo, invece di “un governo del popolo per il popolo”, giova far osservare che quella forma repubblicana di governo civile durò per più di quattro secoli. Allora essa fu cambiata in quella d'una monarchia, alla richiesta degli “Anziani”, senza l'approvazione del Signore il quale disse a Samuele:
Sulle istanze di Dio, Samuele spiega al popolo come i suoi diritti e le sue franchigie saranno calpestate, e come egli diverrà servo per un tal mutamento; ma il popolo era stato affascinato dalla corrente popolare e dall’esempio delle altre nazioni che circondavano gli Ebrei: (I Sam. VIII, 6-22). A chi non viene il pensiero, tenendo conto di questo desiderio d'Israele anelante un re, che Mosè avrebbe potuto senza difficoltà innalzarsi alla testa d'un grande impero? |
Giudici - "Darete ascolto al piccolo come al grande..." Deuteronomio 1:17 Il Pettorale del sommo sacerdote manifestava il Urim e il Thummim.
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Mentre Israele nel suo insieme rappresentava una nazione, la divisione in tribù in tuttavia semre riconosciuta dopo la morte di Giacobbe. D'un comune accordo ogni famiglia o tribù elesse e riconobbe certi membri come i suoi rappresentanti e i suoi capi. Tale costumanza resta in uso perfino durante il tempo — cosi lungo — della sua schiavitù in Egitto. Costoro furono chiamati Capi o Anziani, e fu ad essi che Mosè trasmise l'onore e il potere del governo civile; mentre invece, se avesse voluto concentrar il potere in lui o nella sua famiglia, quegli altri sarebbero stati gli ultimi a cui avrebbe dato il potere e ai quali egli avrebbe rimesse delle funzioni. Le istruzioni considerate come venienti da Dio e date a quei commissari designati pel governo civile sono un modello di semplicità e di purezza.Mosè dichiara al popolo, in presenza dei suoi giudici:
Dopo la morte di Mosè tali cause furono portate direttamente al Signore dal Sommo Sacerdote; la risposta consisteva in “sì o no” mediante l' “urim” e il “tumin”. In presenza di quei fatti, che diremo noi della teoria che tende ad accreditare che quei libri furono scritti da preti furbacchioni per assicurarsi influenza e potere sul popolo? Tali uomini avrebbero essi foggiato per un tale scopo dei documenti che non tendono ad altro che a distruggere lo scopo che essi avrebbero voluto conseguire? — dei documenti che provano in modo decisivo che il gran condottiero d'Israele, che apparteneva personalmente alla tribù di Levi, esclude, ad istanza divina, il clero (sacerdozio) dal potere civile, ponendo questo in mano al popolo! Potrebbesi chiamare ragionevole una tale conclusione? |
"Giubileo" - La riforma economica
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Merita osservazione in oltre il fatto che le leggi della più inoltrata civiltà in questo secolo decimonono non prendono più delicate precauzioni affinchè ricchi e poveri si trovino sul medesimo piede di reponsabilità davanti alla legge civile. La legge di Mosè non fa assolutamente distinzione alcuna. Circa poi alla protezione del popolo contro al pericolo degli uni che impoveriscono soverchiamente e degli altri che diventano straricchi e stranpotenti, nessun'altra legge nazionale fu decretata mai che sorvegliasse quel punto con tanta cura. La legge di Mosè prevedeva una restituzione ogni cinquant'anni — Anno del giubileo. Quella legge mentre impediva l'alienazione assoluta della proprietà, prevenne il pericolo della sua accumulazione in mano di un piccolo numero (Lev. XXV, 9, 13-23, 27-30). Infatti, gl'Israeliti furono abituati a considerarsi come fratelli e ad agire come tali; porgendosi assistenza senza compenso, e a non trar frutto l'uno dall'altro. (Ved. Es. XXII, 25; Lev. XXV, 36, 37; Num. XXVI, 52-56). |
Tutte le leggi furono letti ad alta voce I governo di Dio ha protetto Israele dalla dittatura. |
Tutte le leggi furono pubblicate; il che toglieva ai furbi l'opportunità di svolgerle a loro profitto a detrimento del popolo. Le leggi erano affisse in modo che ognuno poteva copiarle se voleva; e, affinchè i più poveri e ignoranti non le ignorassero i preti avevano l'obbligo di leggerle al popolo nella ricorrenza delle sue grandi feste settennali (Deut. XXXI, 10-13). E' egli ragionevole di supporre che leggi ed ordinamenti simili fossero inventati da uomini malvagi, oppure da gente che cercava d'ingannare il popolo nelle sue libertà e di rapirgli la sua felicità? Un'asserzione tale non è essa priva di ragione? In ciò che riguarda i diritti ed interessi del forestiero ed anche del nemico, la legge mosaica ci precorre di trentadue secoli, — seppure le leggi più civili dei tempi nostri la uguagliano in bellezza ed equità. Noi leggiamo: |
Le leggi manifestavano benevolenza per lo straniero
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Gli animali non furono
abbandonati ma sono stati protetti dalla legge di
pieta'. |
Gli stessi animali, — privi della favella — non erano dimenticati. La crudeltà inverso le bestie tanto quanto verso gli esseri umani era severamente interdetta. Un bue non doveva portare la museruola mentre batteva il grano; per la ragione eccellentissima che ogni operaio merita premio. L'asino e il bue non devono arare insieme, a causa dall'ineguaglianza dei loro passi e delle loro forze. Ciò era considerato come una crudeltà. Si provvide altresì al loro riposo. (Deut. XXV, 4; XXII, 10; Es. XXIII, 12). |
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La classe del Sacerdozio non reputati favorevolmente Potrebbesi credere che il sacerdozio fosse stato una istituzione egoista, perchè la tribù di Levi fu mantenuta mediante il decimo annuale, o la decima del prodotto individuale dei fratelli delle altre tribù. Un tal concetto ingiusto è assai sparso fra gli scettici, i quali per ignoranza probabilmente, pongono sotto ad una luce falsa una delle prove più lampanti della parte che ebbe Iddio nell'organizzazione di quel sistema che non fu l'opera di un sacerdozio egoista e falso. Vero è che avviene spesso che quel sistema sia falsamente rappresentato da un sacerdozio moderno che molto si sforza a far valere un sistema tale e a presentarlo come modello, senza menzionare quali fossero i principi, ed il modo di pagamento che erano alla sua base. |
I Sacerdoti presumavono nessun possesso nel paese.
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Quel sistema riposava sull'equità la più stretta. Allorchè Israele entrò in possesso di Canaan, i Leviti avevano certamente diritto ad una porzione del paese quanto le altre tribù; tuttavia, secondo il comando formale di Dio, non ne ricevettero alcuna; alcune città furon loro tuttavia assegnate come residenza, ed esse erano disperse fra le altre tribù alle quali essi si dovevano dedicare per quanto riguardano le cose religiose. Quella proibizione fu data nove volte prima della divisione del paese. In luogo e vece d'una parte del paese si dovette assegnar loro un equivalente, e la decima fu quell'indennità giusta e soddisfacente. Ma non è tutto: sebbene la decima, come sopra vedemmo, fosse loro dovuta quale giusta indennità; essa non fu imposta come una tassa, ma fu bensì pagata quale contribuzione volontaria. Nessuna minaccia obbligò i fratelli di Levi a fornire quella contribuzione: tutto dipese dal loro sentimento di equità. Le sole esortazioni al popolo, a questo riguardo erano le seguenti:
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E egli ragionevole, chiediamo noi, il supporre che un tale stato di cose sia organizzato da preti egoisti e ambiziosi? — Bel vantaggio quello di diseredarsi e di rendersi dipendenti dal beneplacito dei loro fratelli pel loro mantenimento! La ragione non c'insegna essa il contrario? |
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Nessun provvedimento fu' preparato per onorare i sacerdoti.
Protezione per le vedove e gli orfani Protezione del salario... Onore per gli anziani
Alzati dinanzi al capo canuto, onora la persona del vecchio, e temi il tuo Dio: Io sono l'ETERNO." Levitico 19:32 |
Il fatto che nessuna misura speciale fu presa per onorare il sacerdozio viene ancora a corroborare quanto precede e provare una volta di più che Iddio fu l'autore di quelle leggi. Degl'impostori si sarebbero occupati anzitutto a prevedere per sè stessi dei riguardi e l'ossequio di tutti, ed avrebbero escogitate pene severissime votati alle peggiori maledizioni coloro che avrebbero mancato a quei riguardi. Ma nulla di tutto ciò apparisce: nè onori particolari, nè riverenze speciali furon previsti; non esiste veruna immunità per violenze o insulti. La legge comune, che non faceva distinzioni fra le classi e che non aveva riguardo veruno per le persone, era la sola protezione. Ciò è tanto più notevole che il trattamento dei servi, dei forestieri e della vecchiaia erano l'oggetto di una legislazione speciale. Ad esempio:
Tutto ciò esiste, mentre non vi è nulla di speciale in favore dei sacerdoti (o Leviti) o delle loro decime. |
Misure Sanitarie |
Le prescrizioni sanitarie della legge, sì necessarie per un popolo povero e stato oppresso così a lungo, insieme colle disposizioni e limitazioni circa gli animali puri o impuri, che potevano o non potevano essere mangiati, sono notevoli e sarebbero, in un con altri tratti, degne di essere rilevate, se lo spazio ci permettesse quell'esame; ci basti il dire che esse dimostrano quella legge essere tale da poter essere messa in confronto coi risultati più recenti ottenuti nel dominio delle scienze medicali, e che essa può loro tener testa, se pure non le precede ancora. La legge di Mosè ha anche un lato tipico che siamo tenuti a riservarci per un esame fu turo; ma questo semplice sguardo rapidissimo prova fino all'evidenza che questa legge, la quale costituisce invero l'ossatura dell'intiero sistema della religione rivelata, svolto negli altri libri della Bibbia, è veramente una meraviglia di sapienza e di giustizia, specialmente se si considera la sua data. Ognuno è costretto ad ammettere, alla luce della ragione, che nessuna prova esiste che essa sia l'opera di intriganti ed astuti operai d'iniquità, ma che essa corrisponde esattamente con ciò che la natura insegna delle perfezioni di Dio. |
Tutto cio' mostra un savio, giusto e Dio d'amore. |
Essa chiaramente dimostra la sua sapienza, la sua giustizia e il suo amore. Di più, Mosè che fu evidentemente un legislatore nobile e pio, nega che la legge venga da lui, e l'attribuisce a Dio. (Esod. XXIV, 12; Deut. IX, 9-11; Lev. I, 1 ; Esod. XXVI, 30). Essendo dato il suo carattere generale e la regola ch'ei diede al popolo di non rendere alcuna falsa testimonianza e di evitare l'ipocrisia e la menzogna, è egli ragionevole supporre che un tale uomo porti egli stesso una falsa testimonianza e che egli fece passare le sue proprie vedute e le sue leggi per quelle di Dio? Non perdiamo di vista altresì che esaminiamo le copie presenti della Bibbia, che quindi l'autenticità e l'integrità che la caratterizzano tanto sono parimenti applicabili alle copie dei successori di Mosè; malgrado che vi fossero uomini malvagi fra i suoi successori, i quali cercarono il bene loro proprio e non quello del popolo, è evidente però che non si presero libertà alcuna cogli scritti sacri, i quali restarono intatti e puri fino ai giorni nostri. |
"Prendete, fratelli, per esempio di sofferenza e di pazienza i profeti che han parlato nel nome del Signore." Giacomo 5:10 Elia rimprovera il Re Achab |
I Profeti Della Bibbia Gettiamo ora uno sguardo sui profeti della Bibbia e sulla loro testimonianza. Un fatto degno di osservazione è che i profeti (salvo rare eccezioni), non furono preti e che alla loro apparizione, le loro profezie ripugnavano generalmente al sacerdozio basso e schiavo dei tempi, ed al popolo sempre propenso all'idolatria. Quei messaggi di Dio al popolo racchiudevano generalmente dei rimproveri all'occasione dei suoi peccati e delle minaccie di futuri castighi; all'occorrenza racchiudevano altresì promesse di benedizioni future, dopo che il popolo avrebbe lasciati i suoi peccati e sarebbe ritornato al Signore. La sorte dei profeti generalmente oltraggiati, parecchi furono imprigionati e morirono di morte violenta. (Ved. I Re XVIII, 4, 10, 17, 18; XIX, I0; Ger. XXXVIII, 6 ; Ebr. XI, 32-38). Per alcuni non fu se non parecchi anni dopo la loro morte che il loro vero carattere di profeti di Dio fu riconosciuto. |
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Ciò diciamo specialmente degli autori profetici le cui parole pretendono essere direttamente ispirate da Dio. Sarà ovvio tener presente in questo confronto che la legge fu data a Israele senza tramite sacerdotale veruno; essa fu da Dio comunicata al popolo per bocca di Mosè (Es. XIX, 17-25). Deut. 5: 1-5). E di più, era il dovere di ognuno allorchè constatava una violazione della legge, di riprenderne il peccatore. (Lev. XIX: 17). Così tutti ebbero il diritto d'insegnare e di ammonire; ma come succede oggidì, la maggioranza era assorta dalle sollecitudini degli affari e irreligiosa; e pochissimi in proporzione adempirono il loro dovere riprendendo il peccato ed esortando alla pietà; quei predicatori sono chiamati profeti nell'Antico quanto nel Nuovo Testamento. L'espressione "Profeta", adoperata di solito, significa "pubblico interprete", ed i sacerdoti pubblici dell'idolatria, essi pure, furono chiamati così; per esempio "i profeti di Baal" ecc. (Vedi I Cor. XIV, 1-6; 2 Pietro II, 1; Matt. VII, 15; XIV, 5; Neem. VI, 7; Re. i, XVIII, 40; Tito I, 12). |
Esortando gli Israeliti a ravvedimento |
Debora rimproverando e ammonindo |
Daniele nella fossa de' leoni |
"Poiche' non e' dalla volonta' dell'uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perche' sospinti dallo Spirito Santo. 2 Pietro 1:21 |
Profetizzare nel senso ordinario d'insegnare divenne più tardi il privilegio d'una certa classe e degenerò in fariseismo in ciò che, invece dei comandamenti di Dio insegnò la tradizione degli anziani; opponendosi quindi alla verità, i farisei divennero falsi profeti o falsi dottori, (Matt. XV, 2-9). All'infuori di questa grande classe chiamata profeti; il Signore ne elesse di tratto in tratto alcuni che egli incaricò specialmente dei suoi messaggi, riferentisi talvolta a cose del presente ed altre volte ad avvenimenti ancora di là da venire. Si è agli scritti di quella categoria di profeti, i quali parlavano e scrivevano secondo lo spirito santo che noi vogliamo ora consacrare la nostra attenzione. Essi possono in tutta giustizia essere designati come dei. |
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Profeti e veggenti Se tiensi a memoria in qual conto la maggior parte dei laici avevano quei profeti, i quali non ricevevano alcun soccorso dalla decima sacerdotale, e se si aggiunge che essi non erano soltanto i censori dei giudici, ma altresì quelli dei preti (benchè non prendessero di mira il sacerdozio, ma i peccati personali di coloro che ne coprivano le funzioni), chiaramente appare che non si potrebbe con ragione pretendere che quei profeti avessero fatte patto, coi preti o con chicchessia per fabbricare imposture nel nome di Dio. Un esame ragionevole, alla luce dei fatti, si oppone a simili sospizioni. |
La connessione fra L'Antico e Nuovo Testamento |
Se adunque non troviamo ragione alcuna di aitaccare i vari moventi degli autori della Bibbia, ma che siamo portati a riconoscere che le sue diverse parti sono ispirate ad uno spirito di rettitudine e di verità, proseguiamo ora la quistione di sapere se non esiste una connessione o un legame tra gli scritti di Mosè, quelli dei profeti e quelli degli autori del Nuove Testamento. Se noi troviame un identico ordine d'idee formante una catena da un capo all'altro della Legge, dei Profeti e degli scritti del Nuovo Testamento (i quali comprendono assieme un periodo di millecinquecento anni) ciò formerebbe, insieme col carattere degli scrittori, una ragione sufficiente per ammetter le loro pretese d'essere ispirati da Dio — specialmente se il tema che è loro comune è nobile e sublime, e s'accorda bene con ciò che il senso comune e santificato c'insegna della natura e delle qualità di Dio. |
La Bibbia ha un solo piano, unico spirito e scopo
La Bibbia esponi piu' della moralita', e piu' delle parole di conforto. La Bibbia e' stata scritta con molte penne, vari tempi e circostanze. |
La Bibbia e' Armoniosa Ecco ciò che troviamo: Un piano unico, uno spirito, un fine, uno scopo unico traversa il libro intiero. Le prime pagine ci presentano la creazione e la caduta dell'uomo; le ultime pagine raccontano il riscatto dell'uomo dalla colpa e la sua riabilitazione; e le pagine intermediarie mostrano i passi successivi del piano di Dio per l'attuazione di quel disegno. L'armonia, nel tempo stesso che il contrasto dei tre primi e dei tre ultimi capitoli è sorprendente. I primi descrivono la creazione originale, gli ultimi la creazione rinnovata, ristorata coll'allontanamento del peccato e della sua maledizione; quelli mostrano come Satana e il male si aprirono un ingresso nel mondo per sedurre e distruggere; questi mostrano le opere di Satana distrutte, l'uomo decaduto e perduto, restaurato e salvato, il male estirpato, e Satana annientato; gli uni mostrano il governo perduto da Adamo, gli altri quel potere restaurato e ristabilito in eterno da Cristo, e il volere di Dio compiendosi sulla terra come nel cielo; gli uni mostrano il peccato come causa efficiente della degradazione, dell'ignominia e della morte, gli altri testificano che la ricompensa della dirittura sarà la gloria, l'onore e la vita. |
Esiste un tema di redenzione... '...e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione. Isaia 53:5
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Sebbene scritta da molte penne, ad epoche varie e in circostanze diversissime, la Bibbia non è semplicemente una collezione di prescrizioni morali, di massime varie e di parole consolatrici. Essa è qualche cosa di più: Essa è una relazione ragionevole, filosofica e armonica della causa del male attuale nel mondo, del suo solo rimedio, e del risultato finale previsto dalla divina sapienza, alla quale il risultato del suo piano era noto prima del suo principio; e quella sapienza tracciava altrettanto evidentemente il sentiero del popolo di Dio che essa lo sosteneva e lo fortificava colle più preziose promesse che si compiranno "al proprio tempo". Le dottrine della Genesi, che cioè l'umanità fu provata nel suo stato di perfezione originale, nel suo rappresentante, che quest'ultimo cadde e che i difetti attuali, le malattie e la morte ne sono le conseguenze, ma che Iddio non l'abbandonò, che anzi, la libererà finalmente per mezzo di un redentore nato d'una donna (Gen. III, 15) è continuata e svolta in tutto il volume. La necessità della morte d'un redentore come sacrifizio per i peccati, e della sua giustizia per coprire i nostri peccati, è indicata nelle vesti di pelli che coprirono Adamo ed Eva; nell'accettazione dell'offerta di Abele; in Isacco sopra l'altare; nei diversi sacrifizi per i quali i patriarchi avevano accesso a Dio e nei sacrifizi istituiti dalla legge e perpetuati attraverso l'età giudaica tutta intiera. I profeti, ad onta della loro debole comprensione di molti loro enunciati (I Piet. I, 12) parlano distintamente dell'imposizione dei peccati sopra una persona in luogo e vece d'un animale, e in visione profetica essi veggono colui che deve riscattare e liberare la razza umana "come un agnello condotto al macello"; essi dicono "che il castigamento della nostra pace è stato sopra lui", e che "per i suoi lividori noi abbiamo ricevuta guarigione". Essi lo dipingono come "lo sprezzato fino a non esser più tenuto nel numero degli uomini, uomo di dolori, esperto in languori" dichiarano che "il Signore ha fatto avvenirsi in lui l'iniquità di noi tutti". (Es LIII: 3-6). Essi dicono ove dovrà nascere quel Liberatore (Mich. V, 2), e quando ei morrà, assicurandoci che non sarebbe "per se stesso" (Dan. IX, 26). Per quanto riguarda la sua propria persona, essi menzionano diverse particolarità, — ch'ei sarebbe "giusto", senza "frode", non capace di "fare oltraggio", libero d'una giusta cagion di morte qualsiasi (Esaia LIII, 8, 9, 11); che egli sarebbe tradito per trenta monete (Zac. XI, 12); che nella sua morte sarebbe annoverato fra i trasgressori. (Es. LIII: 12); che le sue ossa non saranno rotte (Sal. XXXIV, 20; Giov. XIX, 36); e che sebbene dovesse morire e essere seppellito, la sua carne non vedrebbe corruzione, e che egli stesso non resterebbe nel sepolcro. Sal. XVI, 10; Fat. II, 31). |
Il prezzo del Riscatto... |
Gli scrittori del Nuovo Testamento dimostrano in modo chiaro e persuasivo, e semplice ad un tempo l'adempimento di tutte quelle predizioni nella persona di Gesù di Nazaret, e provano con ragionamenti logici che un riscatto, simile a quello che diede Gesù (quello predetto nella legge e i profeti) era necessario prima che potessero essere cancellati i peccati del mondo (Esaia I, 18). Essi tracciano il piano intiero nel modo il più logico ed energico, non lusingando i pregiudizi nè le passioni dei loro uditori, ma ricorrendo soltanto alla loro intelligenza illuminata; essi lo appoggiano di alcuni ragionamenti i più notevoli in esattezza e in forza che trovar si possa, sopra qualsiasi soggetto. (Ved. Rom. V, 17-19 e più oltre fino al Cap. XII). |
La benedizioni per TUTTI... |
Mosè sottolinea nella legge, non solo un sacrificio ma ben anche una estinzione di peccato e una benedizione del popolo sotto a quel grande Liberatore; egli annunzia che la sua potenza ed autorità, quantunque simile alla sua (Deut. XVIII, 15, 19), la sorpasserebbe di gran lunga. Il Liberatore promesso non deve soltanto benedire Israele, ma per Israele "tutte le famiglie della terra". Genn. XII, 3; XVIIII, 18; XXVI, 4). E ad onta dei pregiudizi opposti del popolo ebreo, i profeti continuano sullo stesso tono e dichiarano che il Messia sarà altresì "La luce da illuminar le genti" (Esaia XLIX, 6; Luca II, 32); che le nazioni "verranno a Lui dalle estremità della terra" (Ger. XVI, 19); che il suo nome "sarà grande fra le nazioni" (Mal. I, 11); e che "la gloria del Signore si manifesterà, ed ogni carne lo vedrà". (Esaia XL, 5. Vedi anche Es. XLII, 1-7). |
La selezione di una "piccola
gregge"... |
Gli scrittori del Nuovo Testamento furono specialmente illuminati Gli scrittori del Nuovo Testamento pretendono di avere l'unzione divina che li rende atti a riconoscere l'adempimento delle profezie nel sacrifizio di Gesù. E se, in qualità di Ebrei, avevano, essi pure, creduto anzitutto che le benedizioni non dovessero essere che pel loro solo popolo (Fatti, XI, 1, 8), essi vedono ormai, forti di quell'unzione, che allorchè la loro nazione sarebbe benedetta, tutte le famiglie della terra lo sarebbero egualmente con essa e per essa. Riconoscono altresì che prima della benedizione di ognuno d'Israele e del mondo sì farebbe una elezione di una "piccola greggia" composta di Giudei e di Gentili (nazioni), la quale, una volta messa alla prova, sarebbe trovata degna d'essere fatta coerede della gloria e dell'onore del Sommo Liberatore, e parteciperebbe con lui all'onore di benedire Israele e tutte le nazioni (Rom., VIII, 17). |
I medesimi scrittori attestano e dimostrano l'armonia di quella veduta d'insieme con ciò che è scritto nella legge e nei profeti; e la grandezza e l'ampiezza del piano che essi ci presentano sorpassano di gran lunga la più sublime concezione che immaginar si possa; "una grande allegrezza che tutto il popolo avrà". |
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La Bibbia c' insegna del Messia e del suo regno...
E come la morte e il cordoglio non saranno piu' |
L'idea del Messia come sovrano non solo d'Israele, ma del mondo altresì, suggerita nei libri di Mosè, è famigliare a tutti i profeti. L'idea del regno predominava altresì nell'insegnamento degli apostoli e Gesù c'insegnò a pregare: "Venga il tuo regno", e promise di potervi partecipare a coloro che primieramente soffrirebbero per la verità, e proverebbero per tal mezzo di esserne degni. Tale speranza del regno glorioso avvenire diede a tutti i credenti fedeli il coraggio d'indurare la persecuzione e di soffrire gli obbrobrii, le privazioni, le perdite e persin la morte. E nelle grandiose profezie allegoriche, colle quali si chiude il Nuovo Testamento, tutto è fedelmente dipinto: il degno "Agnello che è stato ucciso" (Apoc., V, 12), i degni "vincitori" (I Giov., V, 4; Apoc., II, 10; III, 12, 21; XXI, 7), che egli farà re e sacerdoti nel suo regno, le prove che essi debbono sostenere e gli ostacoli che devono sormontare per essere degni di partecipare a quel regno. Seguono quindi le rappresentazioni simboliche riguardo alle benedizioni che seguiranno pel mondo sotto questo regno millenario, allorchè satana sarà legato, la morte adamica e i dolori saranno sterminati, e allorchè tutte le nazioni della terra cammineranno alla luce del regno celeste — la nuova Gerusalemme. |
La Bibbia esprime la speranza della risurrezione...
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Dal principio della Bibbia si estende una dottrina che non si trova in nessun altro luogo e che è in opposizione con tutte le teorie di tutte le religioni pagane, — cioè, che una vita futura sta per manifestarsi per i morti, mediante una risurrezione dei morti. Tutti gli autori ispirati esprimono la loro fiducia in un redentore, e l'uno di essi dichiara che "in quella mattina" allorchè Iddio li chiamerà dalla tomba e che essi ne usciranno, i malvagi non avranno più la signoria su questa terra, —"che i buoni li signoreggeranno sin dalla mattina" (Sal., XLIX, 14). La risurrezione dei morti è insegnata dai profeti; e gli scrittori del Nuovo Testamento fanno riposare su quel punto tutte le loro speranze. Paolo lo esprime nei seguenti termini: "Se non vi è risurrezione dei morti, Cristo ancora non è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato vana è adunque la vostra predicazione, vana è ancora la vostra fede.... Quelli ancora che dormono in Cristo sono periti.... Ma ora Cristo è risuscitato dai morti; egli è stato fatto le primizie dí coloro che dormono" (I Cor., XV, 13, 32). |
Il Vecchio Testamento' e' verificato dai scrittori del Nuovo Testamento, scritto 2000 anni prima, in oltre si conferma da altri autori del Vecchio.
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La Bibbia è simile a un orologio di cui la quantità delle ruote pare superflua a prima vista, ma di cui la più lenta ha la sua importanza così essa forma un insieme completo e armonioso, sebbene composta di molte parti e redatta da varie penne. Nessuna di esse è superflua, e se talune occupano un posto più considerevole e più prominente che non alcune altre, tutte le parti sono tuttavia necessarie. E costume dei "pensatori" sedicenti "avanzati" e dei "sommi teologi" odierni di trattare superficialmente o di ignorare i miracoli dell'Antico Testamento seppure non li negano, chiamandoli "favole da vecchia". Nel novero di queste mettono il racconto di Giona e del gran pesce, quello di Noè e dell'arca, di Eva e del serpente, del sole che si ferma al comando di Giosuè e dell'asina di Balaam che parla. In apparenza quei sapientoni trascurano di osservare che la Bibbia è talmente unita e d'un intreccio così stretto nelle sue diverse parti che lo strappare da essa quei miracoli, o il discreditarli, vale quando discreditare e distruggere la Bibbia intiera. Poichè se i resoconti originali sono falsi, coloro che li ripeterono erano quindi o dei falsari o dei gabbati; in ogni caso non sarebbe possibile ammettere la loro testimonianza come divinamente ispirata. Eliminare dalla Bibbia i miracoli suddetti sarebbe un invalidare la testimonianza dei suoi principali autori, oltre a quella del nostro Signore stesso. La storia della caduta è attestata da Paolo (Rom., V, 17) ; come pure la seduzione di Eva per mezzo del serpente (2 Cor., XI, 3; I Tim., II, 14 — Vedete anche Apoc., XII, 9; XX, 2). La fermata del sole e la disfatta degli Amorrei come evidenza della potenza del Signore tipificava evidentemente la potenza che sarà spiegata nel futuro per mano di colui che Giosuè simboleggiava o rappresentava. |
Eliminare dalla Bibbia i miracoli suddetti sarebbe un invalidare la testimonianza dei suoi principali autori. |
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Ciò viene attestato da tre profeti (Esaia, XXVIII, 21; Abac., III, 2, 1I; Zaccaria, XIV, 1, 6, 7). Il racconto dell'asina che parla è confermato da Giuda (Ver., 11) e da Pietro (2 Piet., II, 16). E il sommo dottore, Cristo Gesù, conferma le narrazioni di Giona e del gran pesce, e di Noè e del diluvio (Mat., XII, 40; XXIV, 38, 39; Luca, XVII, 26: ved. anche I Pietro, III, 20). E in realtà non sono prodigi maggiori di quelli operati da Gesù e dagli Apostoli, quali l'acqua mutata in vino, la guarigione delle infermità etc; e come miracolo, la risurrezione dei morti è di tutti il più portentoso, un prodigio dei prodigi. Quei miracoli che la nostra esperienza considera come strani trovano il loro parallelo in altri prodigi sorprendenti che si passano giornalmente intorno a noi, ma che, a causa della loro frequenza, si lasciano passare senza pensarci su. La riproduzione dell'organismo vivente, animale o vegetale, sorpassa la nostra comprensione, come sorpassa il nostro potere — in conseguenza è miracolosa. Noi possiamo vedere l'esercizio del principio vitale, ma nè lo possiamo comprendere nè produrre. Noi piantiamo due granelli l'uno accanto all'altro; le condizioni, l'acque, l'aria e il sole sono le medesime, essi crescono, non possiamo dire come, e il naturalista il più sapiente non saprebbe spiegare quel miracolo. Quei granelli sviluppano degli organismi e delle tendenze opposte; l'uno striscia, l'altro cresce su dritto; la forma, i fiori, i colori, tutto differisce, eppure le condizioni furono le stesse. Noi ci abituiamo a quei prodigi a tal segno che appena spogliamo l'ammirazione dell'infanzia noi cessiamo di contemplarli come meraviglie. |
Eppure essi rivelano una potenza che ci sorpassa di molto, come sopravvanza la nostra intelligenza limitata; così pure i miracoli della Bibbia, che vi sono registrati coll'intenzione speciale di rendere manifesto l'onnipotenza e la facoltà del Grande Creatore, in virtù delle quali egli vince ogni ostacolo e compie tutta la sua volontà, sì, anche la promessa risurrezione dei morti, lo sterminio del male e il regno definitivo della giustizia perpetua. Qui ci fermiamo. Ogni singolo punto è stato provato colla ragione. Noi abbiamo trovato che vi è un Dio supremo, un Creatore intelligente, nel quale la sapienza, la giustizia, l'amore e la potenza abbondano e bellamente armonizzano. Abbiamo riconosciuta ragionevole l'aspettazione d'una rivelazione dei suoi piani alle sue creature capaci di apprezzarli e di interessarvisi. Abbiamo trovata la Bibbia che pretende di essere quella rivelazione degna di considerazione. Abbiamo passati ad esame i suoi autori e gli scopi loro possibili alla luce dei loro stessi insegnamenti, e ci siamo meravigliati perchè la nostra ragione ci dice che una tale sapienza, combinata a tale purità di motivi non poteva essere il giuoco destro d'uomini astuti per servire ad uno scopo egoista. La nostra ragione ci spinge ad ammettere che è più probabile assai che leggi e sentimenti si giusti e si benefici emanino da Dio e non dall'uomo, essa dimostra con forza che essi non poterono essere l'opera di preti intriganti. Vedemmo l'armonia della testimonianza relativa a Gesù, al suo sacrificio di riscatto, e la risurrezione e le benedizioni per tutti come la risultante finale, nel suo glorioso regno futuro, e la ragione ci protesta che un disegno sì vasto e grandioso — oltre a tutto ciò che altrimenti potremmo ragionevolmente aspettare — edificato sopra deduzioni così logiche, deve essere infatti il piano di Dio che noi cerchiamo. Non può essere la sola invenzione dell'uomo, poichè anche essendo rivelato, egli è quasi troppo elevato per essere creduto dall'uomo. |
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La propria testimonianza della Bibbia ci convince che Dio e' l’ autore.
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Allorchè Cristoforo Colombo scoprì l'Orenoco, qualcuno gli disse che aveva scoperta un'isola. A cui egli replicò: "Fiume simile a questo non scorre in un'isola. Questo torrente maestoso serve di scolo a un continente". Così ancora, la profondità, la potenza, la sapienza e l'estensione della testimonianza della Bibbia ci fanno convinti che, non l'uomo, ma l'Iddio onnipotente è l'autore dei suoi piani e delle sue rivelazioni. Non abbiamo gettato che uno sguardo rapido sulle pretese emergenti dalle Scritture. — di essere di origine divina — e le abbiamo trovate ragionevoli. Nei capitoli che seguiranno ci accingeremo a sviluppare e ad esporre le diverse parti del piano di Dio, il che fornirà, lo speriamo, delle prove evidenti ad ogni cuore sincero che la Bibbia è una rivelazione divinamente inspirata, e che la lunghezza e la larghezza, la profondità e l'altezza del piano che essa svolge riflettono gloriosamente il carattere divino riconosciuto vagamente fin qui, ma che spiccherà più chiaro in grazia alla vivida luce del giorno Millenario che già rosseggia all'orizzonte. |
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