Il Regno di Dio
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LA PORTATA GRANDIOSA (O IL SIGNIFICATO SALIENTE) DEL SOGGETTO. — LA NATURA DEL REGNO. — IL REGNO DURANTE L’ETA DEL VANGELO. — VEDUTE ERRATE RETTIFICATE DA PAOLO. — LE CONSEGUENZE DELLE IDEE ERRONEE SUL REGNO. — DUE DOMINII DEL REGNO DI DIO. — IL DOMINIO SPIRITUALE E SUO COMPITO. — IL DOMINIO TERRENO E SUO COMPITO. — IL LORO ARMONICO CONCORSO. — LA GLORIA DEL DOMINIO TERRENO. — LA GLORIA DEL DOMINIO CELESTE. — LA RADICE DEL PATTO DA CUI USCIRONO I RAMI. — IL DOMINIO TERRENO E ISRAELITICO. — LE DIECI TRIBU’ PERDUTE. — LA GERUSALEMME CELESTE. — ISRAELE ERA UN POPLO TIPICO. — LE PERDITA E IL RISTABILIMENTO D’ISRAELE. — LE CLASSI DEGLI ELETTI. — GLI EREDI DEL REGNO. — LO SCETTRO DI FERRO. — SCHIARIMENTI SULLO SCOPO DEL REGNO MILLENIALE — IL REGNO RIMESSO AL PADRE. — PIENO ADEMPIMENTO DEL DISEGNO O PIANO PRIMITAVO DI DIO. |
Chi non abbia ancora accuratamente esaminato questo soggetto con la Bibbia e una tavola concordante davanti agli occhi, sarà sorpreso facendolo, di trovarlo così ampiamente svolto nelle Scritture. L'Antico Testamento abbonda di promesse e di profezie in cui il Regno di Dio e il suo Re, il Messia, formano il centro stesso. Ogni singolo Israelita nutriva la speranza (Luca, III, 15) che Iddio innalzerebbe la sua nazione, come popolo, sotto al Messia; e quando il Signore venne a loro, egli venne come il loro re, per stabilire sulla terra il Regno promesso ab antico. [315] |
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Il precursore e araldo di Gesù, Giovanni, inaugurò la sua missione colla proclamazione seguente:
Il regno non fu soltanto la dottrina colla quale Gesù comincìò il suo ministero pubblico, ma fu in realtà il sunto di tutte le sue predicazioni (Luca, VIII, 1; IV, 43; XIX, 11 ). Le altre [316] cose non furono menzionate che in connessione con quel soggetto o per la spiegazione di esso. La maggior parte delle parabole furono gli schiarimenti riflettenti il regno, a vari punti di visita e sotto diversi aspetti; oppure esse aerano destinate a mostrare come essenziale l'intera consecrazione a Dio per la partecipazione al regno, e a correggere le false idee giudaiche, secondo le quali gli Ebrei erano certi di ottenere il regno perchè figliuoli legittimi di Abrahamo, e pertanto eredi naturali delle promesse. |
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Perche’ Gesu’ non ha istituito il Suo Regno durante la sua prima
venuta.
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Nelle sue conversazioni coi suoi discepoli, il Signor Gesù fortificò ed incoraggiò la loro aspettativa d'un regno futuro. Ei dice loro :
Ed allorquando il loro Re, invece di essere coronato e posto sul trono, fu messo in croce, i discepoli furono dolorosamente delusi. Siccome due di essi lo esprimono sulla via di Emaus dopo la sua risurrezione, essi "avevano sperato ch'egli fosse colui che avesse a riscattare Israele" — liberandolo dal giogo dei Romani, e facendo d'Israele il Regno di Dio in potenza e gloria. Essi erano stati crudelmente delusi dagli eventi e dai mutamenti dei giorni precedenti. Allora Gesù aprì il loro intendimento, dimostrando colle Scritture che il suo sacrificio era necessario prima che il regno si potesse stabilire (Luca XXIV, 21, 25-27). |
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La ragione per la quale il Riscatto deve precedere le benedizioni del Regno. |
Iddio avrebbe potuto dare a Gesù la signoria della terra senza riscattare il mondo, imperocchè "l'Altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini ed egli loda chi gli piace" (Dan., IV, 32). Ma [317] egli aveva in vista un disegno più grandioso di quello che sarebbesi potuto raggiungere mediante quel piano. Un regno simile avrebbe potuto recare delle benedizioni, ma per quanto benefiche fossero state, non avrebbero potuto avere se non un carattere transitorio, poichè tutta l'umanità era sotto all'impero della morte. Per rendere le benedizioni del suo regno eterne e complete, occorreva che la razza umana fosse anzitutto riscattata dalla morte, e, per tal modo, legalmente assolta dalla condanna Adamica. |
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E' di tutta evidenza che Gesù rianimò la speranza dei discepoli circa un regno avvenire colla spiegazione delle profezie, poichè più tardi quando egli li lasciò, essi gli dissero:
La sua risposta senza essere formale, non contraddice affatto le loro speranze.
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Sara’ il Regno di natura Terrestre of Celeste?
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Vero è che al principio i discepoli, e con essi la nazione giudaica tutta, non avevano che un concetto imperfettissimo del Regno di Dio; essi supponevano che esso sarebbe esclusivamente terrestre, come oggi giorno molti s'illudono in un senso opposto, supponendo che quel regno sarà esclusivamente celeste. Varie parabole e discorsi oscuri di Gesù furon dati nell'intento dia correggere, ai tempi suoi, quelle false nozioni. Ma egli sempre emetteva l'idea d'un regno, d'un governo, che sarebbe stabilito sulla terra, e che signoreggerebbe sugli uomini. E non solo egli accese nei discepoli la speranza di partecipazione a quel regno, ma egli apprese loro a pregare dìcendo:
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Anticipare il Regno sembrava una assurdita’ ai savi di questo secolo.
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Agli uomini sapienti fra i giudei, Gesù apparve come un impostore o un fanatico ; ed essi consideravano [318] i discepoli nè più nè meno che come vittime balorde. Essi non potettero negare la sapienza, i miracoli e la carità operante di Gesù ; essi non potettero neppure ragionevolmente rendersene conto. Nullameno, dal loro punto di vista incredulo, la sua pretesa di essere l'erede del mondo e di stabilire il regno promesso che deve governare il mondo, l'idea che i suoi discepoli, tutti di aspetto meschino, sarebbero i suoi coeredi in quel regno, pareva loro troppo assurda per essere presa in considerazione. Roma, coi suoi guerrieri rotti alla disciplina ed alle fatiche, coi suoi generali provetti e le sue immense ricchezze, era la signora del mondo, e la sua potenza stava crescendo ancora giornalmente. Ma quel Nazzareno, chi era egli? E chi erano quei pescatori, senza mezzi e senza influenza, con aderenti così scarsi fra il popolo? Chi erano dessi, per osare parlare dello stabilimento del regno promesso ab antico, — del regno che esser doveva il più grande e il più potente che il mondo avesse mai conosciuto?
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Il Regno di Dio non viene con segni esteriori. Tuttavia, sarebbe ad ogni dove presente e potente. Il Regno Spirituale sta’ per svilupparsi, e sara’ per un tempo sconosciuto. |
Nell'intento di mettere in rilievo le pretese debolezze delle esigenze del nostro Signore, e così distogliere i suoi discepoli dal seguirlo, i farisei gli domandarono un giorno Quel regno che predichi quando apparirà egli? — quando giungeranno i tuoi soldati? — quando apparirà quel regno di Dio? (Luca, XVII, 20-30). La risposta di Gesù avrebbe data una nuova direzione ai loro pensieri se essi non fossero stati prevenuti contro di lui ed abbagliati dalla loro pretesa sapienza. Egli risponde loro che il regno non apparirà loro giammai nel modo che essi aspettano: che il regno che egli propugnava e alla coeredità del quale invitava i suoi discepoli, era un regno invisibile, e che essi non dovevano aspettarsi di vederlo. Egli risponde loro così:
In breve, egli dimostrò che allorquando il Regno di Dio verrebbe, egli sarebbe palesemente presente dovunque, pur non essendo visibile in verun luogo. |
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Egli diede loro così un'idea del regno spirituale che egli predicava ; ma essi non erano preparati e non compresero verbo. Eravi una parte di verità nell'aspetta- tiva giudaica, riflettente il regno promesso, la quale si realizzerà al proprio tempo come verrà dimostrato ; ma il, lato del regno a cui il Signore qui allude era quello del dominio spirituale che sarà invisibile. E siccome quella parte del regno sarà stabilita per la prima, la sua presenza sarà invisibile, e non sarà osservata per un certo tempo. Il privilegio d'eredità in quel dominio spirituale di Dio era la sola offerta allora, essa è l'unica speranza della nostra vocazione durante l'età del Vangelo che principiava allora. Ond'è che Gesù non si riferiva che a quel dominio spirituale (Luca, XVI, 16). Lo si vedrà più chiaramente in seguito. |
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Era probabilmente a cagione di quell'opinione pubblica — specialmente rappresentata dai farisei — contro alla dottrina di Gesù che Nicodemo venne a lui di notte. Egli era bramoso di risolvere il mistero, ma in apparenza si vergognava di confessare pubblicamente che simili pretese potessero avere la minima presa sulla sua mente. La conversazione tra il Signor Gesù e Nicodemo (Giov., III), benchè non sia registrata che in parte, ci rivela più chiaramente la natura del Regno di Dio. Evidentemente i punti principali sono menzionati [320] in guisa che noi possiamo facilmente rappresentarci tutto il corso della conversazione. Ci crediamo quindi autorizzati a parafrasarla nel modo seguente.
Conversazione tra il Signore Gesu’ e Nicodemo.
Nicodemo —
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„Generato“ e „Nato“ dello Spirito. |
Gesù —
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Come puo’ un uomo essere generato quando e’ vecchio?
Ravvedersi non significa nato di nuovo. Generato dello spirito precede la nascita spirituale. |
[321] Gli stessi miei discepoli hanno fino ad ora delle idee indecise sulla natura del regno che essi proclamano. Per la ragione stessa che non lo posso dire a te, non posso dirlo a loro: e per la stessa ragione essi non sarebbero in grado di comprendere. Imperocchè Nicodemo, una delle particolarità dei procedimenti di Dio è che egli richiede obbedienza alla luce che di già si possiede prima di pretendere riceverne dell'altra, e nell'elezione di coloro che saranno ritenuti degni di ereditare il regno, egli richiede che essi facciano professione di fede e che comprovino questa colle loro opere. Conviene che essi abbiano la volontà di seguire la via insegnata da Dio passo dopo passo, anche non vedendo davanti ad ess che un solo passo distinto. Essi camminano per la fede e non per la vìsta.
Nicodemo —
Gesù —
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Nicodemo —
Gesù —
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Cosa significa generato dello spirito?
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Gesu’ insegno’ circa un Regno Terrestre. |
Ci volle tutta quella pazienza da parte del Signore per dichiarare la natura del regno a coloro a cui i pregiudizi e l'educazione impedivano di scorgere altro che le loro idee confuse del suo dominio terrestre. Non di meno la selezione d'una classe, atta a partecipare al regno del Messia, progredì del continuo sebbene un piccolo numero soltanto fra gl'Israeliti fosse eletto, ai quali tale partecipazione fu offerta durante sette anni (cioè dal battesimo di Gesù fino al battesimo di Cornelio, il primo pagano convertito). Come Iddio il previde, il privilegio di partecipare al regno del Messia, sfuggì ai Giudei come popolo, perchè non erano preparati e perchè non colsero l'occasione che era loro offerta per confermarvisi. Un'eletta sola fu scelta, e l'invito pervenne ai Gentili di scegliere fra di essi altresì "un popolo che portasse il suo. nome". E fra costoro altresì non vi è che un frammento, una "piccola greggia" che sappia apprezzare il privilegio e che sarà giudicato degno di divenire coerede nel suo regno e nella sua gloria. |
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Il Regno di Dio non ha fin ora amministrato sulla Terra.
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Fu errore deplorevolissimo quello d'introdurre nella Chiesa la falsa interpretazione, secondo la quale il regno promesso altro non è che la chie [326] sa nominale nella sua condizione attuale, e l'opera sua unicamente un'opera di grazia nel cuore dei credenti; e quell'errore è stato spinto ad un estremo tale che la profana alleanza attuale e il regno della Chiesa nominale col mondo sembra per parecchi essere la dominazione del Regno di Dio sulla terra. Vero è che in un certo senso la Chiesa è attualmente il regno di Dio nel tempo stesso che un'opera prospera nei cuori dei credenti ; ma ritenere che cìò è tutto quanto vien detto di quel regno, e negare lo stabilimento futuro d'un vero Regno di Dio sotto tutta la distesa dei cieli, nel quale la volontà di Dio sarà fatta appieno, equivarrebbe a rendere insignificanti e nulle le promesse le più forti e le più chiare che sono state registrate dal Signore, dagli apostoli e dai profeti allo scopo di rincorarci e di aiutarci nella nostra lotta per vincere il mondo. |
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Lealta’ Cristiana.
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La Chiesa viene spesso chiamata il regno nelle parabole del Signore; e l'apostolo ne parla come del regno sul quale Cristo regna al presente, allorch'ei dice che Iddio ci ha liberati dal regno delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Figliuolo del suo amore. Noi, che abbiamo accettato Cristo, riconosciamo ora il suo diritto d'impero che egli ha acquistato e gli rendiamo un'obbedienza grata e volontaria prima che egli la stabilisca forzatamente nel mondo. Noi scorgiamo la differenza tra le leggi della giustizia ch'egli metterà in vigore, e il regno delle tenebre continuato dall'usurpatore, il principe di questo mondo. La fede nelle promesse di Dio cambia la nostra sudditanza, noi ci riconosciamo sudditi del nuovo principe, e per la sua grazia coeredi con, lui in quel regno che sarà stabibilito in potenza e grande gloria. Ma questo fatto non annulla in modo alcuno le promesse che finalmente il regno di Cristo "signoreggerà da un mare all'altro, e dal fiume fino [327] alle estremità della terra (Sal. LXXII. 8), che tutte le nazioni gli serviranno e gli ubbidiranno, e che davanti a lui si piegherà ogni ginocchio, nei cieli, sulla terra e sotto la terra (Dan. VII, 27; Filipp., II, 10). Al contrario, l'elezione attuale della "piccola greggia" conferma bensì quelle promesse. |
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Disse dunque: „Un uomo nobile andò in un paese lontano, per ricevere
l'investitura di un regno e poi tornare.” Luca 19:12
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Esaminando accuratamente le parabole del nostro Signore, si scorgerà che esse insegnano chiaramente che la venuta o l'impero in potenza del regno di Dio è ancora da venire, e, cosa naturale, che quello stabilimento non può aver luogo prima della venuta del Re. Così la parabola dell'uomo di alto nascimento che se n'andò in un paese lontano per farsi investire dell'autorità reale, e ritornare in seguito ecc. (Luca XIX, 11-15) trasferisce lo stabilimento del regno al ritorno del Signore. Ed ecco il messaggio che Gesù mandò alla Chiesa molta tempo dopo:
Ne consegue che i re che regneranno con Cristo non saranno ancora coronati e non regneranno in questa vita. |
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Il Regno di Dio non e’ stabilito ancora in gloria e potenza. |
La chiesa d'ora non è il Regno di Dio stabilito in grande potenza e in grande gloria, ma essa è il Regno nella sua condizione nascente o embrionale. Ed è così, infatti, che insegnano tutte le espressioni del Nuovo Testamento che vi si riferiscono. Il Regno dei cieli è ora forzato, ed i violenti del mondo lo rapiscono. Il re è stato maltrattato e crocifisso, e colui che vuol seguire le sue orme soffrirà persecuzioni e violenze in un modo o in un altro. Ciò non si applica, come lo si vedrà che alla vera Chiesa, e non alla moltitudine che vi appartiene di nome. Ma così ci è fatta la promessa che se noi (la Chiesa, il regno di Dio allo stato di embrione) soffriamo ora con Cristo, saremo altresì glorificati con lui, a suo tempo, quando egli possederàri suo potere e regnerà! |
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„E ve lo ripeto: è piú facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.” Matteo 19:24 |
Giacomo (II, 5) ci [328] racconta, in armonia coll'insegnamento del nostro Signore che Iddio ha scelti i poveri e i disprezzati agli occhi del mondo, non per regnare ora, ma come "eredi del regno che egli ha promesso".
Egli è evidente che non intendeva parlare della Chiesa nominale che regna attualmente col mondo; imperocchè i ricchi vi sono spinti a tutta forza. Pietro esorta gli eredi del regno alla pazienza, alla perseveranza, alla virtù ed alla fede quand'ei dice:
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Liberta’ Cristiana |
Molti credono che Paolo si riferisca ad un regno nel senso figurato. (Rom. XIV, 17); ma se quella espressione è esaminata alla luce del contesto, è chiaro che quel passo significa questo, e non altro : Noi fratelli, che siamo ora trasportati nel Regno del Figliuolo del suo amore godiamo di certe libertà in quanto al nostro cibo, ecc., delle quali non godevamo come Ebrei sotto alla legge (v. 14) ma se per quella libertà qualche fratello non giunto ancora a quel grado di conoscenza e di fede, si inciampa e viola la sua coscienza, ri unciamo piuttosto di fare uso della nostra libertà. Non cagioniamo, per la nostra libertà di usare d'un cibo, la perdita del nostro fratello per cui Cristo è morto, ma rammentiamoci che ora come nel futuro i privilegi del regno consistono in benedizioni ben più grandi che quelle dei cibi, specialmente nella libertà di fare il bene, nella nostra pace con Dio per Cristo e nella gioia che proviamo partecipando allo Spirito Santo di Dio. Quelle libertà del Regno sono talmente grandi che la libertà subordinata [329] circa i cibi può benissimo essere sacrificata pel bene del nostro fratello. |
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In tal modo, a qualsiasi punto di vista scritturale ci vogliamo porre, l'idea che il regno promesso altro non debba essere che una delusione mistica, che si svolga nella nostra condizione attuale viene contraddetta dovunque. Le promesse dell'onore del regno e di coeredità col Maestro furono nella primitiva Chiesa d'impulso potente alla fedeltà ed alla perseveranza in tempi di prove e di persecuzioni temporali; i cristiani erano stati avvertiti che dovevano aspettarle; e fra le parole di sollievo e d'incoraggiamento date alle sette chiese, nessuna promessa risplende piú vivamente di questa:
Le promesse son tali da non poter essere, ragionevolmente, snaturate come riferentisi ad un'opera di grazia attuale nei cuori, od anche ad un regno sulle nazioni nella vita presente ; poichè coloro che vogliono essere vincitori ed acquistare in tal modo gli onori del regno, non vi giungono che passando per la morte sofferta al servizio di Dio (Apoc., XX, 6). |
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Già siete sazi, già vi siete arricchiti già siete diventati re senza
di noi, e magari foste diventati re, affinché noi pure regnassimo con voi.
1 Corinzi 4:8
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Ma la natura umana cerca di scansare le sofferenze, mentre è sempre pronta ad afferrare la potenza e gli onori; perciò troviamo che già ai tempi apostolici taluni furono disposti ad appropriare alla vita presente le promesse d'onore e di potenza avvenire, e cominciarono ad operare come figurandosi che il tempo fosse già venuto pel mondo di onorare la chiesa ed anche di ubbidirle. Si fu nell'intento di correggere possibil- mente quell'errore, che Paolo scrisse, ben sapendo quanto simili idee sarebbero state funeste per la chiesa, che esse [330] coltiverebbero l'orgoglio, e trascinerebbero i suoi membri a rinunciare al sacrificio: "Già siete saziati, già siete arricchiti, già siete divenuti re, senza noi?" ed egli aggiunge in tono grave: "Fosse pur così, che voi foste divenuti re, acciocchè noi ancora (i perseguitati) regnassimo con voi!" (I Cor. IV, 8). Essi godettero del loro cristianesimo provandosi ad uscirne col maggior onore possibile; e l'apostolo sapeva benissimo che se fossero stati dei discepoli fedeli, eglino non si sarebbero trovati in una condizione simile. Ecco perchè egli rammentò loro che se il regno bramato da tanto tempo avesse cominciato davvero, egli regnerebbe quanto essi, e il fatto che egli ebbe a soffrire a cagione della sua fedeltà per la verità, provava sufficientemente che il loro regno era prematuro e che egli era piuttosto un'insidia che una gloria. Poi egli soggiunge alquanto ironicamente :
Ho uno scopo migliore e più nobile — quello di ammonirvi; perciocchè la via dell'onore presente non conduce alla gloria ed all'onore che saranno rivelati ; sono bensì le sofeerenze, l'abnegazione che conducono alla gloria e all'immortalità, come alla coeredità del regno. "Io vi esorto adunque che siate i miei imitatori". Soffrite ora e sopportate la persecuzione e l'oltraggio, affinchè voi possiate partecipar mero alla corona di vita "che il Signore, il giusto giudice mi darà in quel giorno; e non solo a me, ma a tutti coloro ancora che avranno amata la sua apparizione" (I Cor., IV, 10-17; 2 Tim. IV, 8). |
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La Chiesa vera non ha ancora regnato in su la terra.
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Ma dopo che la chiesa primitiva ebbe sopportato fedelmente una buona parte delle persecuzioni, certe teorie cominciarono a spargersi nel seno di [331] essa, come se la missione della Chiesa fosse di conquistare il mondo, di stabilire il regno dei cieli sulla terra e di regnare sulle nazioni prima della seconda venuta del Signore. Ciò fu nella Chiesa il princìpio dell'intrigo mondano, della pompa e dell'orgoglio, della pompa fastosa e delle vane cerimonie, il tutto calcolato allo scopo di intimidire e attirare il mondo imponendogli rispetto; e passo, passo, si arrìvò alle grandi pretese del papato che, come regno di Dio sulla terra, aveva il diritto di pretendere da ogni tribù, nazione e popolo, il rispetto e l'obbedienza alle sue leggi ed ai suoi funzionari. Per quella falsa pretesa (apparentemente egli sedusse se stesso e gli altri), il papato ha per molto tempo coronati e detronizzati i re dell'Europa, e se ne arroga ancora l'autorità pur non essendo più nel caso di farla rispettare. |
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Quella idea medesima del papato è scesa fino al protestantesimo, il quale, per essere più moderato, non pretende meno per ciò che in un modo o nell'altro il regno della Chiesa vada progredendo ; e simili ai Corinti, i suoi aderenti sono "saziati" e "ricchi", e "sono divenuti re" come ciò è descritto a caratteri viventi dal nostro Signore (Apoc., III, 17, 18). Ne risulta che i membri della Chiesa che lo sono di nome soltanto — quelli che non sono veramente convertiti, che non sono del vero frumento, ma bensì della zizzania, delle imitazioni di frumento, — sorpassano di molto i veri discepoli di Cristo. Quei cristiani di nome non vogliono sentir parlare del sacrificio presente, nè della persecuzione per la giustizia (verità) ; al più essi ammettono in luogo e vece di ciò una certa forma di digiuno, ecc. Essi regnano in realtà col mondo e non si avviano alla partecipazione al vero regno che deve essere stabilito dal nostro Signore alla sua seconda apparizione (presenza). |
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Non puo’ esistere un Regno sensa il Re. |
Chiunque attentamente esamini quelle vedute e [332] le confronti coll'insegnamento di Gesù e degli apostoli non può a meno diessere colpito della loro assurdità. Cristo e gli apostoli insegnano che non può essere questione d'un regno prima della venuta del Re (Apoc. XX, 6; III, 21; 2 Tim., II, 12). Il Regno dei cieli adunque deve soffrire la violenza fino ai tempo in cui sarà stabilito in potenza e in gloria. |
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„A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono. ” Apocalisse 3:21 | DUE FASE DEL REGNO DI DIO. Mentr'egli è vero, come il nostro Signore lo dichiarò, che il Regno di Dio non verrà — non si manifesterà a tutta prima in modo che si possa osservare (vistoso), è vero altrtsì che egli sarà a tutti manifestato al proprio tempo con segni esteriori; visibili e chiari. Allorchè il Regno di Dio sarà stabilito, egli si comporrà di due dominii o dipartimenti, del dominio spirituale, o celeste e del dominio umano o terrestre. Il dominio spirituale resterà omai sempre invisibile all'uomo, conciossiachè quelli che lo compongono appartengano alla natura spirituale, divina, che nessun uomo vide nè può, vedere. (I Tim., VI, 16; Giov., I, 18) ; ma la sua presenza e il suo potere saranno potentemente manifestati, e principalmente mediante i suoi rappresentanti umani, i quali costituiranno il dipartimento terrestre del Regno di Dio. |
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Coloro che costituiscono la parte spirituale del regno sono i santi, i vincitori dell'età del Vangelo, — il Cristo (capo e corpo) glorificato. La loro risurrezione ed esaltazione alla potenza precedono quella di tutti gli altri, perchè è pel tramite di questa classe che, tutti glialtri saranno benedetti (Ebr., XI, 39-40). E' la prima risurrezione (Apoc., XX, 5) (I). L'opera grandiosa che quella piccola schiera unta e glorificata ha in prospettiva necessità la sua esaltazione alla natura divina, la quale è solo, in grado di compierla. E' un'opera che non ri [333] guarda soltanto questo mondo, ma tutte le cose nel cielo e sulla terra, compiendosi tanto fra gli esseri spirituali che fra gli esseri umani. (Matt., XXVIII, 18; I Cor., VI, 3; Ef., I, 10; Filipp., II, 10; Col., I, 20). |
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Giova tener presente che molti passi che trovansi nelle copie moderne vi sono stati aggiunti e sono quindi estranei alla Bibbia. Poichè ci vien proibito di nulla aggiungere alla parola di Dio, il nostro dovere è di ripudiare tali addizioni o interpolazioni, appena il loro carattere apocrifo è stabilito. Le parole indicate vi si sono infiltrate, per caso, probabilmente nel quinto secolo; conciossiachè manoscritto alcuno d'una data anteriore (greco o siriaco) contenga questa clausola. Non era probabilmente in primo luogo che una nota marginale, fatta da un lettore che voleva esporre il suo modo di vedere sul testo, ed essa fu piú tardi incorporata nel testo stesso da un copista qualunque che dimenticò di far la distinzione tra testo e la nota in margine. Il ripudiamento di questa clausola non è peró necessario pel "piano" esposto in questo libro; poichè veramente "il rimanente dei morti" — il mondo in generale, — non risusciterà o meglio (secondo le traduzioni Inglese e Tedesca) non riviverá nel pieno senso, nel senso perfetto che Adamo visse prima di peccare e di cadere sotto la sentenza di "morente tu morrai". La vita perfetta, libera d'infermità e di condizione morente, è il solo senso che Iddio dà alla voce vita. Al suo punto di vista tutta l'umanità ha di già perduta la vita ed è morente, e può essere descritta ora, più propriamente come morta che come vivente (2 Cor., V, 14; Matt., VIII, 22). La parola risurrezione (greco, anastasis) significa ristabilimento o riabilitazione per rapporto all'uomo significa rialzare l'uomo a quello stato da cui cadde, — alla perfezione umana piena e perfetta — alle cose perdute da e per Adamo. La perfezione dalla quale decadde la nostra razza è la perfezione alla quale essa si eleverà gradatamente durante l'età milleniale di restituzione e di risurrezione (l'età di rialzamento e di restituzione). L'età del Millennio non è soltanto l'età di prova, ma altresí l'età di benedizioni, e per una risurrezione o restituzione alla vita, tutto ció che era perduto dev'essere restituito a tutti coloro che ubbidiranno di buon cuore allorchè ne avranno l'opportunità. La risurrezione sarà, uno sviluppo graduale e richiederà l'età intiera per il suo pieno adempimento; benchè il risveglio in se stesso a un certo grado di vita e di coscienza, come ne godiamo attualmente, non sia naturalmente che l'affare d'un istante. In conseguenza, sarà soltanto collo spirare dei mille anni che la razza avrà pienamente raggiunta la misura completa di vita perduta in Adamo. E poichè tutto ció che non risponde alla vita perfetta è una condizione di morte parziale, ne risulta che, quand'anche le parole suddette non facciano parte della Parola ispirata, sarebbe strettamente vero di dire che "il rimanente dei morti non tornó in vita (non ricuperó la pienezza della vita perduta) finchè fossero compiuti i mille anni (di restituzione e di benedizione). (Ved. trad. di Oltramare). |
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Cosa significa la Risurrezione?
Non vi meravigliate di questo, perché l'ora viene, in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che hanno
fatto il bene in risurrezione di vita, e quelli che hanno fatto il male in
risurrezione di condanna. ( Nel Greco, krisis)
L’opere di Gesu’ e la Chiesa durante il Regno. Chi sono gli Antichi Dignitari?
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L'opera del dominio terrestre del regno di Dio si limiterà a questo mondo ed all'umanità. E coloro che saranno tanto onorati da farne parte saranno i più onorati ed esaltati da Dio fra gli uomini. [334] E' la classe a cui si allude nel cap. VIII (pag. 160), di cui il giorno del giudizio precedette l'età del Vangelo. Siccome coloro che ne fanno parte sono stati provati e trovati fedeli, essi non sorgeranno per venire nuovamente in giudizio, al loro svegliarsi, ma essi riceveranno ipsofacto il premio della loro fedeltà, — una risurrezione istantanea alla perfezione come uomini. (Tutti gli altri, meno coloro della classe spirituale risusciteranno o saranno innalzati gradualmente alla perfezione durante l'età millennaria). Cosicchè quella classe sarà, pronta in sull'atto per il gran compito del ristabilimento e della benedizione del resto dell'umanità, [335] come gli agenti umani di Cristo. Nel modo stesso che la natura spirituale è necessaria all'adempimento dell'opera di Cristo, così la natura umana, perfetta, è necessaria all'adempimento futuro dell'opera che deve compiersi fra gli uomini. Essi funzioneranno fra gli uomini e saranno veduti da essi, e la gloria della loro perfezione sarà nel tempo stesso un esempio costante e un incoraggiamento, uno stimolo agli altri per cercare di raggiungere la medesima perfezione. Quei vecchi dignitari saranno nella sfera umana dei regno e saranno veduti dal genere umano; ciò è pienamente attestato dalle parole di Gesù a' giudei increduli ".... quando voi vedrete Abrahamo, Isaacco e Giacobbe; e tutti i profeti nel regno di Dio". Si osservi in pari tempo che il Maestro non fa mai menzione di se stesso nè degli apostoli come essendo visibili con Abrahamo, ecc. |
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Come si svolgeranno le due fasi del Regno?
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Il genere umano vedrà il dominio terrestre del regno e si mischierà con coloro che lo comporranno, ciò va da sè, ma non è il caso della sfera spirituale; e coloro che rigetteranno un sì grande onore saranno senza dubbio dolorosamente impressionati quando se n'accorgeranno. Nessuna informazione esplicita ci vien data sul modo esatto in cui quei due domini del regno dei cieli opereranno armoniosamente insieme; ma noi abbiamo un'illustrazione del modo con cui essi possono operare insieme nei procedimenti di Dio verso Israele mediante i loro rappresentanti; Mosè. Aronne, Giosuè, i profeti, ecc., — ad eccezione solo che le manifestazioni avvenire eccederanno di molto quelle delle età tipiche; poichè l'età avvenire comprende la risurrezione di tutti i morti e il ristabilimento dell'ubbidiente alla perfezione. Quell'opera richiede lo stabilimento d'un governo perfetto fra il genere umano, e ciò alla sua volta richiede degli uomini perfetti al potere dell'impero, [336] ond'essi possano dirigere convenientemente gli affari di Stato. Essa richiede delle vie e dei mezzi proprii all'educazione dell'uomo, come pure ogni sorta di misure filantropiche. E quel nobile compito di innalzare la razza a passi certi e regolari (sottola direzione dei memebri spirituali invisibili del medesimo regno) è il grande onore al quale i vecchi dignitari sono designati e pel quale essi usciranno dal sepolcro tutti preparati, immediatamente dopo il naufragio definitivo dei regni di questo mondo, dopo che Satana, il loro principe sarà stato incatenato. E come rappresentanti divinamente onorati del regno celeste, essi otterranno ben presto il rispetto e la cooperazione di tutti gli uomini. |
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Allora, quando l’umanita’ saranno considerati giusti ed accettevole, alla fine dei 1,000 anni, il Regno sara’ rimesso nelle mani di Dio Padre. |
Ottenere un posto nel dominio terrestre del regno di Dio, è soddisfare e rispondere ad ogni desiderio e ambizione del cuore umano e perfetto. Sarà una porzione felice e gloriosa al momento di entrarvi, e la gloria andrà come accentuandosi a misura che il tempo si avanzerà e che l'opera progredirà. E allorchè, alla fine d'un millennio, l'opera grandiosa della restituzione sarà compiuta da Cristo (in gran parte per l'intermediario di quei nobili cooperatori umani); quando la razza intiera (ad eccezione degli incorreggibili, (Matt. XXV, 46; Apoc. XX, 9) sarà approvata al cospetto di Dio, senza macchia nè increspatura, nè cosa alcuna tale, coloro che saranno stati degli strumenti nell'opera brilleranno fra i loro simili e davanti a Dio, davanti al Cristo ed agli angeli come "delle stelle in sempiterno" (Dan. XII, 3). Le opere ed il lavoro della loro carità non saranno dimenticate giammai dai loro simili riconoscenti. Ognuno se ne ricorderà in eterno — "il giusto sarà in memoria perpetua" (Sal. CXII, 6). |
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Ma per quanto grande sia la gloria cresente di quegli uomini perfetti che costituiranno la sfera terrestre del regno, la gloria della sfera celeste la [337] sorpasserà di molto. Mentre che quelli risplenderanno come stelle in sempiterno, questi risplenderanno come lo splendor della distesa.... come il sole" (Dan. XII, 3; Matt. XIII, 43). Gli onori dei cieli come quelli della terra saranno deposti ai piedi di Cristo. L'uomo non può se non imperfettamente farsi un'idea della gloria che sarà rivelata in Cristo attraverso le età innumerevoli dell'eternità; egli non può chiaramente concepirla (Rom. VIII, 18; Efesi II, 7-12). |
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Le prognie Terrestri e Celesti della promessa ad Abrahamo.
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Ed è mediante quei due domini del regno che la promessa fatta ad Abrahamo deve confermarsi: — "tutte le famiglie della terra saranno benedette in te, nel tuo seme", "io farò divenire la tua semenza come la rena del mare e come le stelle del cielo" — un seme terreno e un seme celeste, l'uno e l'altro strumenti di Dio all'occasione della benedizione del mondo. Le due parti delle promesse furono chiaramente, previste e progettate da Dio fin dal principio, ma il dominio terrestre solo fu veduto da Abrahamo. Nell'adempimento Iddio fece più di ciò a cui Abrahamo si aspettava. Egli scelse i principali membri della classe spirituale (gli aposto li ed altri) fuori della semenza legittima di Abrahamo; egli offrì la principale benedizione spirituale a tutti quelli di quella nazione che vissero al proprio tempo di quella celebre vocazione, cioè più assai di quanto Abrahamo scorse nel patto, — fu adunque grazia sopra grazia. |
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La Terrestre (umana) e la Celeste (spirituale) risurrezione. |
Paolo parla (in Rom. XI, 17) del Patto Abrahamitico come d'una radice da cui l'Israele secondo la carne uscì in modo naturale, ma nella quale i credenti dei gentili furono innestati allorchè i rami naturali furono recisi a cagione della loro incredulità. Ciò mostra il duplice adempimento della promessa nello sviluppo delle due semenze, — della terrena (umana) e della celeste (spirituale), — le quali costituiranno i due domini del regno. [338] Quella radice del patto porta quella due sorta di rami distinti, di cui ognuno porterà i propri frutti, di genere distinto e perfetto, — la classe umana e la classe spirituale in possesso della potenza reale. In quanto al tempo del loro sviluppo il dominio naturale (terrestre) fu il primo, poi venne quello dei governatori celesti; ma per quel che concerne la grandiosità della posizione e il tempo dell'installazione, il dipartimento spirituale sarà il primo e quindi verrà il dipartimento naturale; e in tal modo "i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi" (Luca XIII, 30; XVI, 16; Matt. XIX, 30). |
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Il sermone di Stefano, dimostra
che Israele, doveva ancora ricevere le promesse Terrestre.
In base al sermone degli Atti capitolo 7, questa Porta e’ situata dove Stefano fu’ lapidato. |
La promessa fatta ad Abrahamo alla quale si riferisce Stefano (Fatti VII, 5) e nella speranza della quale si riposava Israele, era una promessa terrena; essa si riferiva al paese. Iddio "promise di darglielo in possessione", dice Stefano. Il Signore dice ad Abrahamo: "... alza ora gli occhi tuoi, e riguarda dal luogo ove tu sei, verso il settentrione, verso il mezzodì, verso l'oriente, e verso l'occidente, perciocchè io darò a te ed alla tua progenie, in perpetuo, il paese che tu vedi. E farò che la tua progenie sarà come la polvere della terra, che se taluno può annoverare la tua progenie. Levati, va attorno per lo paese, per largo e per lungo; perciocchè io te lo darò (Gen. XIII, 14-17). Stefano mostra che conviene che quella promessa si compia ancora; perciocchè egli dichiara che Iddio non diede ad Abrahamo "alcuna eredità in quel paese, non pure un piè di terra".
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Le promesse ad Israele non saranno adempiuti finche’ la Chiesa sia
compiuta.
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L'apostolo, trattando di quella medesima classe di antichi dignitari, tra gli altri di Abrahamo, s'accorda col dire con Stefano che la promessa fatta a Abrahamo non ha avuto adempimento; egli va più oltre anche e dimostra che quelle promesse terrestri non potrebbero compiersi prima che le [339] promesse ancora più elevate riguardo a Cristo (capo e corpo) siano compiute. Egli dice di essi e delle loro promesse: "Tutti costoro avendo avuto testimonianza per la fede, non ottennero la promessa; avendo Iddio provveduto qualche cosa di meglio per noi (il Cristo), acciocchè non pervenissero a compimento senza di noi. (Ebr. XI, 13, 39-40). Ciò dimostra nuovamente che il Redentore e il Restauratore è d'ordine spirituale, che egli ha sacrificata la natura umana come un riscatto per tutti, e che da quella classe spirituale sovranamente elevata tutte le benedizioni devono emanare, chiunque siano d'altronde coloro che riceveranno l'onore d'essere adoperati come strumenti o agenti. |
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Durante il Regno Terrestre, Israele godera’ un posto rilevante.
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Noi vediamo adunque che la sezione terrestre del regno sarà israelitica; e intorno a questo si raggruppano quelle numerose profezie che si riferiscono alla preminenza di quella nazione nel piano di Dio e per la benedizione futura del mondo, quando il suo tabernacolo caduto in rovina sarà riedificato e che Gerusalemme sarà resa gloriosa; un soggetto di lode per tutta la terra. Noi troviamo quelle dichiarazioni tanto nei profeti quanto negli apostoli, le quali dichiarazioni indicano chiaramente che ai tempi del ristabilimento, Israele, come nazione, sarà la prima a mettersi in armonia col nuovo ordine di cose; che la Gerusalemme terrestre sarà riedificata sopra un luogo elevato; e che la sua costituzione comunale sarà ristabilita come altra volta a principi o giudici (Esaia I, 26; Ger. XXX, 18; Sal. XLV, 16). Infatti potrebbesi aspettare qualche cosa di più ragionevole che di vedere quella nazione avere il privilegio, di essere la prima fra tutte a riconoscere i profeti e i patriarchi? E che la sua conoscenza della legge e la sua lunga disciplina sotto di essa l'abbia preparata alla docilità e all'obbedienza verso l'autorità del regno futuro?
Israele sarà adunque la prima nazione che sarà
riconosciuta [340] e benedetta, ed è ancora scritto in suo favore:
"Il Signore salverà in prima i tabernacoli di Giuda" (Zac. XII, 7).
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Stimiamo inutile entrare in discussione su ciò che sono diventate le "tribù perdute" d'Israele, cioè ove si potrebbero trovare? E' vero o no che si possa, come molti pretendono, seguire le loro traccie e trovare i loro discendenti fra certi popoli civilizzati dei giorni nostri? Sebbene certe prove messe innanzi non siano prive di fondamento, esse non sono tuttavia, in fondo, se non delle deduzioni e delle congetture. Ma ancor che si dovesse riuscire a dimostrare chiaramente che talune delle nazioni civilizzate discendono dalle "tribù perdute" ciò non recherebbe vantaggio alcuno per esse in quanto alla "vocazione celeste"; imperocchè, dopo la loro reiezione nazionale, distinzione alcuna vien fatta tra il giudeo e il greco, schiavo e libero. Se mai quella prova si dimostrasse (il che avverrà difficilmente), essa sarà in perfetto accordo colle profezie e le promesse riferentisi a quella nazione che aspetta sempre il loro adempimento riguardo al dominio terrestre del regno. L'affezione naturale, come pure un resto di fiducia sopravvivente nelle promesse non compiute d'abantico, e tutti i suoi pregiudizi naturali saranno favorevoli a Israele per l'accettazione generale e pronta di nuovi governatori; mentre l'uso suo di una certa obbedienza alla legge farà essa pure che quel — popolo entrerà prontamente nella realizzazione dei principii del nuovo governo. |
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Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell'Eterno. |
Nello stesso modo che Gerusalemme era la sede dell'impero sotto al regno tipico di Dio, essa occuperà di nuovo la stessa posizione, e sarà "la città del gran Re" (Sal. XLVIII, 2; Matt. V, 35). Una città è un simbolo d'un regno e d'un'autorità, ed è in tal modo che il Regno di Dio è simboleggiato colla nuova Gerusalemme, — il nuovo governo venen [341] do dal cielo sulla terra. A tutta prima essa non sarà composta che della classe spirituale, la Sposa di Cristo, la quale, come la vide Giovanni, scenderà gradatamente sopra la terra; cioè che essa entrerà poco a poco in possesso del potere, man mano che gl'imperi attuali si trasformeranno, durante il giorno del Signore. Al tempo prefisso, non pertanto, il dominio terrestre di quella città e di quel governo sarà stabilito, e le sue parti o membri saranno gli antichi dignitari. Non vi saranno due città (governi) ma una città, un governo celeste, il governo unico aspettato da Abrahamo, "una città che ha dei fondamenti stabili. Un governo eretto secondo giustizia, fondato stabilmente sulla roccia della giustizia di Cristo, il Redentore, sul valore del riscatto dell'uomo ch'ei diede e sulla salvezza della giustizia divina, la quale non può condannare i riscattati nel modo medesimo che prima non poteva assolvere dei colpevoli. (Rom. VIII, 31-34; 1 Cor. III, 11). |
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"Bello per la sua altezza, gioia di tutta la terra è il monte Sion, dalla
parte del settentrione, la città del gran Re." Salmo 48:2 |
Gloriosa città di pace! le cui mura significano salvezza, protezione e benedizione a tutti coloro che vi entreranno, il cui fondamento edificato sulla giustizia non può mai essere smosso ed il cui architetto e costruttore è Dio! E' alla luce che risplenderà da quella città (regno) gloriosa di Dio che le genti cammineranno nella gran via della Santità verso la perfezione e la completa armonia con Dio (Apoc. XXI, 24 (1). |
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"In quel giorno si..... perché confida in te." Isaia 26:1-3 |
Allorchè l'umanità avrà raggiunta la perfezione alla chiusura dell'età millenniale, come l'abbiam testè veduto, essa sarà ammessa come membro nel Regno di Dio ed essa riceverà l'intiera signoria della terra che erale attribuita fin dal principio, ognuno sarà un sovrano, un re. Ciò emerge chiaramente dalla profezia simbolica di Giovanni (Apoc. XXI; 24-26) poichè nella visione egli non scorse soltanto il popolo camminare alla luce della città, ma vide anche i re apportarvi la loro gloria; nondimeno nessuno [342] d'infra essi che l'avrebbe contaminata osò entrarvi. Nessuno può far parte della città se egli non è stato provato da parte in parte, niuno di coloro che commetterebbero o amerebbero commettere l'abbominazione e l'ingiustizia; coloro soltanto entreranno che l'Agnello inscriverà come essendo degni della vita eterna e coloro ai quali egli dirà: "Venite; voi che siete benedetti del padre mio, possedete in eredità il regno che è stato preparato per voi".
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Gerusalemme, letterale e simbolico |
Poiché da Sion uscirà la legge e da Non dovrebbesi dunque perdere di vista che se la città di Gerusalemme sarà senza dubbio almeno riedificata nel senso letterale e ch'essa diventerà probabilmente la capitale del mondo, varie profezie che menzionano Gerusalemme e la sua gloria futura se ne servono come d'un simbolo, per descrivere il Regno di Dio che deve essere stabilito in grande magnificenza. |
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Israele, letterale e simbolico
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Quando prendiamo a considerare le promesse numerosissime e preziose di benedizioni future fatte agl'Israeliti, e delle quali aspettiamo un adempimento letterale per quel popolo, gioverebbe tener presente che come popolo, gl'Israeliti servivano altresì di tipi. Ad un certo punto di vista essi furono tipici a tutto il genere umano; e il loro patto della legge (il quale implicava la vita nel paese di Canaan condizionata all'ubbidienza) fu tipico al nuovo patto che deve essere stabilito col mondo durante l'età millenniale e le età a venire. |
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Il Patto della Legge, e’ il tipo del Nuovo Patto. |
Il sangue di propiziazione sorto al suo patto tipico e il loro sacerdozio che 'applicò pel meglio di quella nazione, erano dei tipi del sangue del nuovo patto e del real sacerdozio il quale, durante il millennio applicherà quel sangue per la purificazione e la benedizione di tutto il mondo. Così il loro sacerdozio tipificava il Cristo, e la nazione tipificava tutti quei popoli pei quali il sacrifizio reale fu dato, ed ai quali le benedizioni reali perverranno — cioè per tutti, per tutto il mondo. |
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Israele sara’ la primizia fra le nazioni |
Ricordiamoci adunque che s'egli è vero che le benedizioni future simili a quelle del passato sono pel Giudeo anzi tutto, e pel Greco in seguito, è solamente per rapporto al tempo che i Giudei avranno la priorità nelle divine grazie; e ciò sarà, come lo abbiamo dimostrato, la conseguenza naturale della loro educazione sotto la legge che raggiungerà il suo scopo al tempo prefisso e li ricondurrà a Cristo. Quantunque alla sua prima venuta esso non abbia operato se non una selezione (un residuo), fra di essi, alla sua seconda venuta esso li condurrà come popolo, e in quella qualità Israele sarà una primizia fra le nazioni. Finalmente ogni promessa [344] fatta ad Israele, eccezione fatta per quelle che si riferiscono alle classi elette, avrà non solo il suo adempimento attuale per quel popolo, ma altresì il suo adempimento antitipico per tutte le famiglie della terra. Sotto a quel governo, Iddio renderà a ciascuno secondo le sue opere: —
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L'apostolo richiama la nostra attenzione speciamente sulla certezza delle promesse di Dio fatte agl'Israeliti per l'avvenire, e mostra quali grazie son loro riservate ancora. Egli dice che fu a cagione della sua fierezza, della sua durezza di cuore e della sua incredulità che Israele, come popolo non ottenne ciò che cercava, — il posto principale nella grazia e nel servizio divino — Paolo non si riferisce qui a tutte le generazioni d'Israele a partire da Abrahamo, ma alla generazione che visse all'epoca della prima venuta; e le sue parole si possono applicare a tutte le generazioni che vissero durante l'età evangelica, età nella quale la grazia fu offerta — la chiamata alla coeredità con Gesù. Quella grazia, Israele perdette l'occasione di riconoscerla e di coglierla. E benchè d'allora in poi Iddio visitasse i gentili e ne chiamasse molti per mezzo del suo Evangelo, la maggior parte di essi, come Israele, trascureranno di ottenere il premio celeste. Nullameno una classe, un'eletta, una piccola greggia fra tutti i chiamati, accetta l'appello, e per l'ubbidienza e il sacrificio di sè stessa conferma la sua vocazione ed elezione. In tal modo, ciò che Israele trascurò di ottenere, e ciò che la Chiesa cristiana nominale non volle neppur essa, vien dato alla classe eletta e scelta, al fedele "corpo di Cristo" — il quale è eletto o scelto (secondo la prescienza di Dio) per la santificazione dello spirito e per la fede [345] nella verità (2 Tess. II, 13; I Piet. I, 2). |
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Abbenchè gl'Israeliti abbiano perduta quella grazia speciale col rigettare il Messia, ciò non prova ch'essi fossero tolti intieramente dalla grazia durante l'èra evangelica; essi avevano sempre lo stesso privilegio di essere innestati in Cristo e quello delle grazie spirituali, come il rimanente dell'umanità, se, durante il tempo della chiamata, essi accettavano in fede; poichè come dice Paolo, Iddio è potente per innestarli di nuovo, quanto egli aveva potuto innestare i rami selvatici: egli ne ha la volontà, se essi non persistono nella loro incredulità (Rom. XI, 23-24). Di più ancora, Paolo dimostra che, quantunque Israele perdesse la benedizione principale "ciò che egli cercava il primo posto nel regno di Dio, delle promesse grandiose restano da compiersi in favore di quel popolo, e che conviene che si adempiano. |
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Dio
sapeva che Israele rifiutava il Messia, e perdeva la benedizione
principale.
Un induramento parziale e’ prodotto in Israele dalla grazia di Dio.
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Iddio conobbe la fine fin dal principio; egli sapeva che Israele rigetterebbe il Messia, e dalle promesse non equivoche ch'egli fa ne possiamo concludere, essendo data la sua prescienza, che egli si servirà ancora degli Ebrei come di missionari per benedire il mondo, — ad onta che quel popolo non abbia ottenuto ciò che cercava", la grazia principale. Poscia Paolo continua a mostrare che il patto delle promesse di Dio agli Ebrei fu di tal natura ch'ei resta aperto e indefinito alla condizione che, come popolo, essi formerebbero la semenza celeste o la semenza terrestre, ch'essi erediterebbero ed adempirebbero il servizio più elevato o il servizio inferiore menzionato nelle promesse. Iddio tenne segreta la grazia superiore spirituale, fino al tempo determinato, e le promesse che furon loro fatte non menzionavano se non la grazia terrestre, ma egli li favorì ugualmente delle grazie spirituali, ed offerse loro in tal modo più assai di quello che mai avesse loro promesso. In breve, le promesse celesti erano [346] nascoste nelle terrestri. Paolo dice che quelle promesse non possono fallire e che l'offerta dei favori segreti a tutta prima, e la loro reiezione da parte di Israele nel suo accecamento, punto non invalida e annulla in alcun senso l'altra parte della promessa. Ecco perchè egli dichiara che Israele come nazione fu recisa dalla grazia durante il tempo che la sposa di Cristo è stata scelta d'in mezzo ai Giudei ed ai Gentili, il tempo verrà tuttavia, in cui, allorchè il Liberatore (il Cristo, capo e corpo) sarà al completo, la grazia divina ritornerà a Israele secondo la carne, ed in cui il glorioso Liberatore scartera le empietà di Giacobbe (1) e così tutto Israele sarà salvato (ricondotto alla grazia), com'egli è scritto per lo profeta. Ecco le parole dell'apostolo: |
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Il Liberatore allontanera’ da Israele la sua empieta’. |
In ciò che concerne l'Evangelo, (la buona Novella), essi sono nemici, a cagion di voi; ma in ciò che concerne l'elezione, essi sono amati a cagion dei padri, perciocchè i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Imperocchè ancora voi gentili già eravate disubbidienti a Dio; ma ora avete ottenuta misericordia per la disubbedienza di costoro; così ancora costoro al presente sono stati disubbidienti; acciocchè per la misericordia che vi è stata fatta, essi ancora ottengano misericordia. Perciocchè Iddio ha [347] rinchiusi tutti (1) in disubbedienza, acciocchè faccia misericordia a tutti". (Conf. Rom. V, 17-19). O profondità di ricchezze, e di sapienza e di conoscimento di Dio!!" (Rom. XI, 25-33).
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GLI EREDI DEL REGNO.
La città di Gerusalemme era edificata sulla cima del monte, anzi, sopra una doppia cima, poichè essa era divisa in due dalla valle di Tyropeon. Ma essa non fu nondimeno che una città unita con ponti e circondata da mura. E sulla cima più eccelsa che era edificato il tempio. In tal modo la città tipica illustrò l'unico Regno di Dio coi suoi due domini, e mise in evidenza la posizione superiore del dominio spirituale, la cui origine non è terrestre ma d'una creazione nuova, celeste o spirituale (Ebr. IX, 11), separato dal dominio terrestre, eppure ad esso unito. |
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Il luogo Santissimo, nei recinti sacri del Tempio. |
Davide fa menzione di quei due luoghi. Grande era di già l'onore d'essere cittadini della città, ma onore maggiore assai era quello di osare salire nel tempio santo, nel recinto sacro, il cui ingresso non era permesso che ai sacerdoti. Davide dimostra che la purezza della vita e l'onestà del cuore sono necessarie per chiunque voglia giungere a uno di quegli onori. Coloro che desiderassero far parte del Real sacerdozio, sono esortati ad esser puri come puro è l'alto prete della nostra professione se vogliono essere giudicati degni di coeredità con lui. E chiunque ha quella speranza in sè stesso si purifica, come egli stesso è puro. E' come l'abbiamo visto di già una purità d'intendimenti e di pensieri che è considerata come una purità attuale o reale [348] le la purità di Cristo imputata provvedendo ai nostri difetti inevitabili" e compensando le nostre deboleze inevitabili, mentre camminiamo secondo lo spirito e non secondo la carne. (1) Giudei e nazione. — (2) Simbolo del Regno. — (3) Il tempo. |
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Consacrarsi completamente a Dio, sara’ necessario durante il Regno Terrestre. |
Ma non perdiamo di vista che la purità, la sincerità e la consecrazione intiera sono indispensabili a tutti coloro che vogliono entrare in uno dei domini del Regno di Dio. Così era degli antichi dignitari i quali, sotto a Cristo, erediteranno il dipartimento terrestre del regno. Essi amarono la giustizia e odiarono l'iniquità: essi furono afflitti e profondamente si pentirono quando si videro colti in fallo, o che vacillarono a cagione delle debolezze di cui erano circondati. Così fu ancora pei fedeli dell'età del Vangelo; e così sarà ancora durante tutta l'età millenniale, allorchè lo spirito di Dio, lo spirito di verità, sarà sparso sopra ogni carne. I vincitori di quell'età debbono lottare ugualmente per la purezza di cuore e di vita, se conformemente alle regole di Dio, essi vogliono ottenere il diritto di entrare nella città, nel regno che loro è preparato fin dalla fondazione del mondo, — la signoria primitiva ristabilita (ristorata). |
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La verga di ferro non dara’ liberta’ di far male.
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LO SCETTRO DI FERRO. Molti erroneamente credono che quando verrà inaugurato il regno millenniale di Cristo, tutti saranno contenti del suo regno. Così non sarà. I suoi regolamenti saranno ben più precisi di quelli d'un governo anteriore qualunque, e la libertà del popolo sarà limitata a un grado tale da offendere molti di coloro che domandano attualmente ad alta voce un accrescimento di libertà. La libertà d'ingannare, di calunniare, di gabbare e di opprimere i deboli sarà completamente soppressa. La libertà d'abusare di sè stesso o degli altri nel mangiare o nel bere, o di corrompere i buoni costumi in qualsiasi modo sarà totalmente negata a tutti, La [349] libertà o l'autorizzazione di fare il male in qualsiasi modo verrà completamente soppressa per tutti. L'unica libertà che verrà a tutti concessa sarà la vera libertà della gloria dei figliuoli di Dio, la libertà di fare il bene per sè e per gli altri in tutti i modi; non sarà fatto nè danno nè guasto, in tutto il monte (Regno) della mia santità". (Es. XI, 9; Rom. VIII, 21). In conseguenza quel governo sembrerà a molti duro e severo perch'essi avranno da rompere con tutti i loro usi e costumi di prima e da cacciare ogni istituzione presente fondata sopra false abitudini e sopra idee erronee sulla libertà. A cagione della sua saldezza e del suo rigore egli vien chiamato in modo simbolico uno scettro o governo di ferro. "Egli lo reggerà con una verga di ferro". (conf. Apoc. II, 26, 27; Sal. II, 8-12; XLIX, 14). E altresì la dichiarazione si avvererà. "E metterò il giudicio al regolo, e la giustizia al livello; e la gragnuola (il giusto giudizio) spazzerà via il ricetto di menzogna, e le acque (la verità ne inonderanno il nascondimento", ed ogni cosa occulta sarà rivelata (Esaia XXVIII, 17; Matt. X, 26). |
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Nessuno sara’ permesso di sfruttare l’altrui. |
Molti si sentiranno ribelli a quel governo perfetto ed equo, perchè erano usi a dominare i loro simili e a vivere completamente alle spalle altrui, senza rendere il minimo servizio. E numerosi e severi saranno i colpi che una vita attuale di soddisfazione di se stessa e d'interesse richiederà e riceverà naturalmente sotto quel regno, pria che gli egoisti abbiano apprese le lezioni di quel regno, cioè l'equità, la giustizia e la dirittura (Sal. LXXXIX, 32; Luca XII, 47, 48). La generazione attuale verrà la prima in giudizio; il suo giorno sopraggiunge (Giacomo V). |
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Le legge di giustizia ed equita’ saranno fermamente messi in vigore. |
E non di meno, benedetto pensiero, quando il principe della pace avrà messo in vigore le leggi della dirittura e dell'equità con uno scettro di ferro [350] ro, le masse che compongono il genere umano apprenderanno che "la giustizia innalza la nazione, ma (che) il peccato è il vituperio dei popoli (Prov. XIV, 34). Essi conosceranno che in fin dei conti il piano e le leggi di Dio sono ciò che vi è di migliore per tutti e finalmente essi impareranno ad amare la giustizia e a odiare l'iniquità. (Sal. XLV, 8; Eb. I, 9). Tutti coloro che sotto a quel regno non avranno appreso ciò che è giusto, saranno giudicati indegni di vita eterna, e saranno "distrutti d'infra il popolo" (Fatti III, 23; Apoc. XX, 9; Sal. XI, 5, 7). |
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L’Eterno sara’ il Re, Cristo sara’ il Suo vicereggente.
"Bisogna infatti che egli regni... affinché Dio sia tutto in tutti." |
IL REGNO DURERA' IN ETERNO.
Il Regno che egli s stabilirà e metterà nelle mani di Cristo durante il Millennio sarà il regno di Geova; tuttavia egli sarà sotto il controllo diretto di Cristo, come il suo vice gerente, simile a molti riguardi al procedere degli Stati-Uniti verso gli Stati del sud dopo la ribellione. Per un tempo non fu concesso agli Stati del sud di governarsi da loro coll'elezione dei propri funzionari, nel timore che essi non si conformassero alle leggi costituzionali dell'Unione; ma dei governatori muniti di pieni poteri furono posti in controllo allo scopo di ricostruire quei governi di stato e ricondurli al perfetto accordo col governo centrale. Così pure il regno di Cristo sugli affari terrestri è per un tempo limitato e per uno 'scopo particolare, e raggiungerà il suo fine coll' adempimento di quello scopo. Colla sua ribellione l'uomo ha fatto sequestrarsi i diritti ricevuti da Geova, e tra gli altri a quello di governarsi da sè conformemente alle leggi di Geova. Iddio riscattò tutti quei diritti per mezzo di Cristo, e assicurò all'uomo il diritto di ritornare al suo stato precedente, come pure alla sua primitiva [351] vocazione, al suo ruolo di re della terra. Ma l'opera di ricondurre l'uomo a Dio, e ciò nel modo più conveniente, per imprimergli la lezione dell'esperienza, cioè richiedendo da lui di fare degli sforzi pel suo proprio ricuperamento, richiede un governo perfetto e potente. E quell'onore di compiere il ricuperamento dell'uomo è conferito a Cristo che morì per garantirne il diritto; e "conviene ch'egli regni finchè egli abbia messi tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi", finchè nessuno più esista che non lo riconosca e gli sia soggetto. Poi, allorchè egli avrà, compiuta la sua missione per quanto riguarda il ristabilimento e la ristaurazione genere umano, egli rimetterà il regno a colui che è Dio e Padre, e l'umanità corrisponderà direttamente con Geova come in origine, — la mediazione dell'uomo-Cristo avendo pienamente e completamente adempiuta la grand'opera di riconciliazione (1 Cor. XV, 25-28). |
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Il regno, allorchè sarà rimesso al Padre, resterà per sempre il Regno di Dio, e le leggi rimarranno le stesse in eterno. Tutto il genere umano perfettamente ristabilito sarà allora in grado di rendere una ubbidienza perfetta tanto alla lettera quanto allo spirito; mentre ora non è capace di osservare la legge di Dio se non nello spirito di ubbidienza e nella volontà. La sola lettera di quella legge perfetta lo condannerebbe a morte subitaneamente (2 Cor. III, 6). E' per mezzo del riscatto di Cristo soltanto che siamo ora ammessi. |
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"Egli è cosa spaventevole di cadere nelle mani dell'Iddio vivente prima della perfezione reale (Eb. X, 31). Ora, e prima di essere realmente perfetti, nessuno potrebbe durare davanti alla sua giustizia perfetta; tutti hanno bisogno della misericordia così abbondantemente prevista col sacrificio e i meriti di Cristo. Ma quando Cristo rimetterà il Regno al padre, ei gli presenterà l'umanità [352] senza difetti, atta a godere dell'eterna felicità sotto alla perfetta legge di Geova. Ogni timore sarà scomparso, e Geova e le sue creature ristabilite saranno nuovamente in accordo perfetto, com'erano in origine. |
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Ed è rimettendola agli uomini che vi erano preindicati ab antico come i rappresentanti del Padre, che Cristo rimetterà la Signoria della terra al Padre alla fine dell'età millenniale (I Cor. XV, 24; Matt. XXV, 34). In tal modo il regno durerà in eterno. "Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: Venite; benedetti dal Padre mio, eredate il regno che vi è stato preparato fino dalla fondazione del mondo." |
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L’uomo perfetto sara’ capace d’ubbidire la legge perfetta di Dio. |
Quel regno e quell'onore che sono preparati per l'uomo non dovrebbero essere confusi col regno e l'onore più eccelso ancora, preparato pel Cristo, e che "Iddio innanzi ai secoli ha determinati a nostra gloria (I Cor. II, 7) ed ai quali fummo scelti in Cristo prima della fondazione del mondo. E quantunque, come dicemmo poc'anzi, l'intervento speciale e il regno di Cristo sulla terra aver debbano un termine, non bisogna concludere che la gloria, l'impero e la potenza del Cristo cesseranno essi pure. Oh no! Cristo è rivestito per ogni eternità della potenza divina; egli è per sempre associato alla destra del favor di Geova; e la sua Sposa e coerede parteciperà perpetuamente alla sua gloria crescente. Non vogliamo immaginarci le opere meravigliose che aspettano, in altri mondi, quell'agente di Geova così supremamente esaltato; preferiamo rimandare semplicemente all'infinità, all'attività della potenza divina e all'imensità dell'universo. |
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Quel regno sarà il compimento del "desiderio di tutte le nazioni", in qualunque dominio il nostro interesse si concentri; imperocchè tutti gli uomini vi saranno benedetti: Così tutti possono anelare [353] con ardore verso quel tempo glorioso, e dire pregando: "Venga il tuo regno, la tua volontà sia fatta in terra come lo è nei cieli". E' per ciò che da molto tempo la creazione tutta geme e travaglia nell'attesa aspettando la rivelazione (manifestazione) dei figliuoli di Dio, il regno che schiaccierà il male e benedirà e sanerà tutte le nazioni (Rom. VIII, 19; XVI, 20). |
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