Studio 10

La Natura Umana E 
La Natura Spirituale

Sono Diverse E 
Distinte L’una 
Dall’Altra

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-INDER FALSE COMUNISSIME AD AMBEDUE. 
– NATURE TERRENE ED UMANE E NATURE 
   CELESTI O SPIRITUALI. 
– GLORIA TERRENE E CELESTE. 
– TESTIMONIANZA DELLA BIBBIA RIGUARDO 
   GLI ESSERI SPIRITUALI. 
– MORTALITA ED IMMORTALITA’. 
– DECLI ESSERI MORTALI POSSON DESSI AVERE 
   LA VITA ETERNA? 
– GIUSTIZIA NELLA DISPENSAZIONA DELLA GRAZIA. 
– ESAME D’UN PRINCIPIO SUPPOSTO COME TALE. 
– VARIETA’ NELLA PERFEZIONE. 
– IL DIRITTO SOVRANO DI DIO. 
– CIO’ CHE IDDIO HA PREPARATO PER L’UOMO. 
– UNA BUONA PARTE. 
– L’ELEZIONE DEI MEMBRI DEL CORPO DI CRISTO. 
– COME SI EFFETTUERA’ IL CAMBIAMENTO 
   DELLA LORO NATURA.
     

 

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     Non comprendendo che il piano di Dio progetta un ristabilimento di tutto il genere umano al suo primiero stato — alla perfezione perduta in Eden — e che la Chiesa Cristiana, come eccezione sarà cambiata dalla natura umana alla spirituale, la cristianità in generale crede che nessun uomo sarà salvato s'egli non raggiunge la natura spirituale.

    Le Scritture, tuttavia, mentre contengono delle promesse di benedizioni, della vita e d'una restituzione per tutte le famiglie della terra, non offrono e non promettono il cambiamento di natura se non alla Chiesa eletta durante l'età. Del Vangelo esclusivamente, e non un passo solo esiste che contenga una simile speranza per alcun altro. [199]

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     Allorchè le masse del genere umano saranno liberate di tutti i risultati del peccato, quali la degradazione, le pene, la miseria e la morte, e saranno ristabilite allo stato di perfezione umana, rappresentata in Adamo prima della caduta, esse saranno altrettanto realmente e completamente guarite di quella caduta quanto coloro, i quali grazie "all'appello celeste" dell'èra evangelica, diventano "partecipanti della natura divina”. [200]

Cosa costituisce un uomo perfetto?

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     Il difetto d'intendimento di ciò che costituisce un uomo perfetto, delle nozioni confuse sui termini mortalità e immortalità e false idee sulla giustizia, hanno tutt'assieme a quell'errore oscurato molti passi della Bibbia, diversamente molto facili ad intendersi. 

   Un'opinione assai sparsa, ma senza essere sostenuta da un solo testo biblico, è quella che non si trovò mai un uomo perfetto sulla terra, e che tutto ciò che si vede d'un uomo sulla terra non è che l'uomo sviluppato in parte e che, per divenire perfetto, conviene ch'egli divenga spirituale. Questo modo di vedere mette lo scompiglio nelle Scritture anzichè sviluppare quell'armonia e quella bellezza che risultano dal dispensare "dirittamente la parola della verità" (2 Tim. II, 15).

Vi furono soltanto due uomini perfetti-Adamo e Gesu’.
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     Le Scritture insegnano che vi furono due, — e due soltanto uomini perfetti — Adamo e Gesù. Adamo fu creato all'immagine di Dio; cioè con analoghe facoltà mentali di ragione, di memoria, di giudizio e di volontà, e d'attributi morali di giustizia, di bontà e d'amore ecc. "

   Della terra e terreno, egli era una immagine terrena d'un essere spirituale, possedendo degli attributi dello stesso genere, quantunque ben diversi in grado, in quantità e in estensione. L'uomo è un'immagine di Dio a questo punto che Iddio può perfino dire agli uomini decaduti  

"Venite... e litighiamo insieme" (Esaia I, 18).

Adamo fu’ investito del dominio su tutte le cose terrene...

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„un poco minore degli angeli“

     Nel modo stesso che Geova domina su tutte le cose, così l'uomo fu investito del dominio su tutte le cose terrene: — 

"Poi Iddio disse: Facciamo l'uomo alla nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: ed abbia la signoria sopra i pesci del mare, e sopra gli uccelli del cielo, e sopra tutte le bestie, e sopra tutta la terra, e sopra ogni rettile che serpe sopra la terra". (Gen. I, 26). 

     Ci dice Mosè (Gen. I,  31) [201] che Iddio non ha semplicemente cominciato a fa re l'uomo, — ch'egli aveva fatto, — ma ch'egli l'ha compiuto: 

   "Iddio vide tutto quello ch'egli aveva fatto, ed ecco era molto buono", il che vuol dire perfetto; poichè nulla che sia al disotto della perfezione è, nelle sue creature intelligenti, molto buono agli occhi di Dio.

     La perfezione in cui l'uomo fu creato è espressa nel (Sal. VIII, 5-9), "che cosa è l'uomo che tu ne abbia memoria? e che cosa è il Figliuol dell'uomo, che tu ne prenda cura? 

   E che tu l'abbia fatto poco minor degli angeli, e l'abbi coronato di gloria e d'onore! 

   E che tu lo faccia signoreggiare sopra le opere delle tue mani, e abbi posta ogni cosa sotto ai suoi piedi? Pecore e buoi, tutti quanti, e anche le fiere della campagna; gli uccelli del cielo, e i pesci del mare che guizzano per i sentieri del mare".

„Non ogni carne è la stessa carne; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra la carne dei pesci, altra la carne degli uccelli. 
1 Corinzi
15:39

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    Coloro a cui piacerebbe di rendere la Bibbia conforme a una. teoria di evoluzione hanno emesso l'idea che l'espressione "poco minore" in Ebr. II, 7, possa significare un piccolo istante, e non un piccolo grado (1) inferiore agli angeli. 

   Non v'è però ragione alcuna per una simile interpretazione. E una citazione di Sal. VIII, 5, e un confronto, critico dei testi ebraico e greco non può lasciar dubbio alcuno sul suo vero senso. L'idea chiaramente espressa, è un poco inferiore, un grado inferiore, agli angeli.

(1) La traduzione del Diodati è difettosa in questo passo.

 

 

 

 

 

 

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     In questo salmo Davide ricorda all'uomo il suo stato originario, e gli dà ad intendere, profeticamente, che Iddio non ha abbandonato il suo piano primitivo, cioè di aver creato l'uomo alla sua propria immagine e re della terra, — che egli vuole — ricordarsi nuovamente di lui, liberarlo e ristorarlo al medesimo stato. 

     L'apostolo (Ebr. II, 7) attira la nostra attenzione sul medesimo fatto, — che Iddio [202] non ha rinunziato al suo disegno primitivo; che egli si ricorderà dell'uomo primitivamente grande e perfetto, del re della terra, che egli lo visiterà e lo ristabilirà. Poi egli aggiunge: Non vediamo ancora quella restituzione promessa, ma noi vediamo il primo passo fatto da Dio nelle direzione del suo adempimento.

     Noi vediamo Gesù coronato di quella gloria e dell'onore d'una umanità perfetta, affinchè per la grazia di Dio egli possa soffrire la morte per tutti, e così preparare la via della restituzione dell'uomo a tutto ciò che era perduto. Ecco come Lausanne traduce quel passo dei salmi :

"Che cosa è l'uomo, perchè tu ti ricordi di lui?

"E il Figliuol dell'uomo, perchè tu prenda guardia a lui?

"Tu lo hai fatto di poco inferiore a (Elohim - angeli), 

"Tu l'hai coronato di gloria e di magnificenza,

"Tu gli hai data la dominazione sulle opere delle tue mani.

„Un poco minore in grado“ non significa un po’ meno perfetto.

     Non dovrebbesi argomentare neppure che un poco inferiore in grado significhi un poco meno perfetto. Una creatura può essere perfetta e trovarsi nondimeno in un grado inferiore a quello d'un'altra creatura. Un cavallo perfetto, per esempio, sarebbe inferiore a un uomo perfetto, ecc.

     Vi sono nature distinte, animate e inanimate. Come illustrazione, rimandiamo alla tavola seguente.

 

Esseri celesti
o spirituali

Esseri animali
o terrestri

Regno vegetale

Regno minerale

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Divini

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Angelici

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Uomo

Bestia

Uccello

Pesce

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Alberi

Arbusti

Erbe

Muschi

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Oro

Argento

Rame

Ferro

 

Il perfezionamento d’una natura non la ambia.

C’e’ diversita’ nella perfezione.

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     Ognuno dei minerali menzionati può essere puro, e non per tanto l'oro si trova al rango più elevato. [203] Se ognuna delle specie vegetali fosse condotta alla perfezione, vi sarebbe sempre una grande diversità, poichè il perfezionamento d'una natura non la cambia (2).

(2) Adoperiamo  talora la parola natura, nel senzo improprio come per esempio, quando diciamo: “Quel cane ha una natura selvaggia, o che un cavallo ha una natura docile.” Ma, adoperando cosi quel vocabolo intendiamo semplicemente designare l’attitudine o la disposizione  dell’essere cosi’ descritto confrottati con altri; non si riferisce alla natura nel vero senso della parola.

Osserviamo distinzioni  in ogni natura.

Il rango piu’ elevato nel regno minerale e’ inferiore alla forma piu’ piccola del regno vegetale ovvero al quanto minore nella vegetazione vi e’ vita.

     Così pure ne è delle categorie di esseri spirituali; sebbene perfetti, quegli esseri sono in rapporto superiore e inferiore l'uno e l'altro in natura o in genere. La natura divina è la elevata di tutte le nature spirituali. Cristo è "divenuto d'altrettanto superiore" agli angeli perfetti, quanto la natura divina è superiore alla natura angelica. (Ebr. I, 3-5).

     Osservisi bene che mentre le classi mentovate nel sopra citato quadro sono distinte e separate, il confronto seguente può non di meno essere stabilito. Il rango più elevato del regno minerale è inferiore alla forma la più piccola del regno vegetale, ovvero è alquanto minore, perchè nella vegetazione vi è vita. 

    Così pure la forma più alta del regno vegetale, è alquanto inferiore alla specie la più piccola del regno animale perchè la vita animale, anche nella sua più debole estenzione è abbastanza intelligente per avere coscienza della sua esistenza.

   Così è pure dell'uomo il quale, pur essendo il più elevato del regno animale, degli esseri terrestri animati "è alquanto inferiore agli angeli", perchè gli angeli sono esseri spirituali o celesti.

Un contrasto marcatissimo esiste tra l’uomo attuale degradato dal peccato e l’uomo ristorato alla perfezione.

 

 

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     Un contrasto marcatissimo esiste tra l'uomo attuale, degradato dal peccato, e l'uomo perfetto che Dio fece alla sua immagine. Il peccato ha sensibilmente cambiati i suoi lineamenti e il suo carattere. [204]

     Centinaia di generazion hanno, mediante la loro ignoranza la loro licenza e la loro generale depravazione, talmente guastata e snaturata l'umana specie che l'immagine di Dio si è quasi cancellata nella maggior parte della razza. Le qualità morali e intellettuali si vanno sempre rimpiccolendo, e l'istinto animale si è sviluppato a tal punto da primeggiare nell'essere più elevato. 

   L'uomo ha perdute le sue forze fisiche a tal segno che malgrado tutti i sussidi della scienza medica, la durata media della vita non è più che di trent'anni, mentre prima sotto al medesimo castigo egli raggiunse l'età di novecento trent'anni. Ma qualunque così degradato e corrotto dal peccato, mediante il suo castigo che agisce in lui efficacemente, l'uomo sarà ristabilito alla sua primitiva perfezione di spirito e di corpo, alla gloria, alla dignità e alla dominazione precedente, durante e mediante il regno millenario di Cristo. 

   Ciò che deve essere ristorato per mezzo di Cristo, sono le cose che furono perdute per trasgressione di Adamo. (Rom. V, 18-19). L'uomo non ha perduto un paradiso celeste, ma bensì un paradiso terrestre. In seguito del castigo e della morte egli non perdette l'esistenza spirituale, ma una esistenza umana ; e tutto ciò che era perduto fu riscattato dal suo Redentore, che dichiara esser venuto per cercare e salvare ciò che era perito. (Luc. XIX, 10).

L’uomo perfetto non e’ un essere spirituale.

     Ecco ancora un'altra prova che l'uomo perfetto non è un essere spirituale. Sappiamo che prima di spogliare la sua gloria per prendere la forma umana, Gesù era "in forma di Dio", — una forma spirituale, un essere spirituale ; ma per diventare un riscatto per l'umanità egli dovette farsi uomo della natura medesima del peccatore, per il quale si doveva sostituire al castigo e subire la morte. 

   Di lì la necessità del cambiamento della sua natura. E Paolo ci dice che egli non prese natura dagli angeli, [205] li, un grado inferiore alla sua natura propria, ma che egli discese di due gradi, che ègli prese la natura dell'uomo, — egli divenne uomo; egli è stato fatto carne". (Ebr. II, 16; Filipp. 5-8; Giov. I, 14).

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     Osservate come quei passi non insegnino soltanto che la natura angelica non è l'unico ordine degli esseri spirituali, ma altresì che essa è una natura inferiore a quella che aveva il nostro Signore G. C., prima di farsi uomo. E prima di essersi così umiliato Gesù non era elevato quanto lo è attualmente. — Iddio lo ha sovranamente innalzato — al più alto grado (Filipp. II, 8, 9) a cagione della sua ubbidienza volontaria di cui egli diede prova divenendo il riscatto dell'uomo. Egli appartiene ora dell'ordine spirituale più elevato; egli partecipa della natura divina, (di Geova).

    Ma noi troviamo non soltanto provato che le na­ture divine, angeliche ed umane sono distinte e devono essere tenute separate, ma questo altresì troviamo, cioè che l'essere uomo perfetto non vuol di­re essere un angelo, non più che l'essere un angelo perfetto significhi essere uguale e simile a Geova ; imperocchè Cristo non prese la natura degli angeli ma una natura differente la natura dell'uomo ; non già la natura umana imperfetta quale noi la possediamo attualmente, ma la natura umana perfetta. Egli si fece uomo ; non già un essere depravato e poco men che morto, stato degli uomini attuali, ma un uomo in pien vigore di perfezione.

Gesu’ essendo uomo perfetto, ha potuto osservare la legge perfetta.

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     Di più conviene che Gesù sia stato un uomo per­fetto, altrimenti non avrebbe potuto osservare una legge perfetta, che richiede la piena misura della capacità d'un uomo perfetto. Ed egli deve essere stato uomo perfetto senza di che egli non avrebbe potuto dare un riscatto (prezzo corrispondente I Tim. II, 6) per la vita totalmente perduta, dell'uomo perfetto, Adamo. 

"Poichè, siccome la morte è venuta per un uomo, la risurrezione dei morti è [206] avvenuta per un uomo (I Cor. XV, 21).

     Se egli fosse stato imperfetto al minimo grado, ciò avrebbe provato che egli era soggetto a condannazione, e quindi non avrebbe potuto essere un sacrifizio accettevole; egli non avrebbe potuto adempiere per fettamente la legge di Dio. Un uomo perfetto fu messo alla prova, e fu vinto e condanato; ed un uomo perfetto soltanto potè pagare il prezzo corrispondente, e diventare il Redentore.

Solamente un uomo perfetto poteva dare un riscatto per un (altro) uomo perfetto.

     Ora la quistione ci si presenta nettamente sotto in'altra forma, cioè: se Gesù era un uomo perfetto secondo la carne, quale ce lo presentano le Scritture, ciò non prova egli forse che un uomo perfetto è un essere carnale, umano, — non un angelo ma un pò inferiore agli angeli? Questa conclusione logica è evidente; e noi abbiamo le dichiarazioni ispirate del Salmista e di Paolo. (Sal. VIII, 5-8; Ebr. II, 7-9).

 

 

 

 

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     Gesù non fu neppure una combinazione delle due nature, cioè d'una natura umana e d'una natura spirituale. La mescolanza di due nature non produce nè l'una nè l'altra, ma una cosa ibrida, la quale, secondo la legge di Dio è biasimevole e soggetta a castigo. Allorchè Gesù era nella carne egli era un essere umano, perfetto; prima egli era un essere spirituale perfetto, al più alto grado d'ordine divino. 

   Non fu prima dell'epoca della sua consacrazione anche fino alla morte, quale essa fu simboleggiata al suo battesimo, — all'età di trent'anni (l'età. virile secondo le leggi e quindi il tempo giusto di consacrar sè stesso come uomo fatto — che egli ricevette il pegno della sua eredità della natura divina (Matt. III, 16-17). 

   La natura umana dovette essere consacrata alla morte prima che egli potesse ricevere il pegno della natura divina. E non fu prima che quella consacrazione fosse realmente consumata e che egli avesse sacrificata reealmente la natura umana fino alla morte, che il nostro Signor [207] Gesù partecipò pienamente alla natura divina. 

   Dopo che fu fatto uomo, egli fu ubbidiente fino alla morte perciò altresì Iddio lo ha sovranamente innalzato, alla natura divina (Filipp. II, 8-9). Se questo passo è vero, ne consegue che egli non fu elevato alla natura divina fino a che la sua natura umana fosse realmente sacrificata, fosse morta.

Gesu’ non fu’ una mescolanza di due nature.

Due volte Gesu’ ha provato il cambiamento di natura.

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„Ma quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mando’ il Suo Figliuolo  nato di donna, nato sotto la legge.“
           Galati 4:4

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„E la parola e’ stata fatta carne e ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verita’, e noi abbiamo contemplata la sua gloria, gloria come quella dell’ Unigenito venuto da presso al Padre.“
              Giovanni 1:14

Gesu’ ha dato l’equivalente per quello che ha perduto Adamo.

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„E in fatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al disopra dei cieli.“ 
Ebrei
7:26

     Noi vediamo adunque che in Gesù non vi era nessuna mescolanza di nature, ma che egli subì due volte la metamorfosi della sua proprio natura; in primo luogo dalla spirituale all'umana; in seguito, dall'umana al più alto ordine della natura spirituale, la natura divina; e nei due casi, l'una fu, abbandonata per assumer l'altra.

     Da quel grande esempio d'una natura umana perfetta, che si teneva senza difetti nè macchie davanti al mondo fino a che fosse sacrificata per la redenzione del mondo, noi non possiamo concepire la perfezione da cui scadde la nostra razza in Adamo, perfezione alla quale deve essere ristabilita.

     Col diventare il riscatto dell'uomo, il nostro Signor Gesù diede l'equivalente di ciò che l'uomo aveva perduto; e per conseguenza, tutto il genere umano può ricevere di nuovo, per la fede e l'ubbidienza in Cristo, una perfetta e gloriosia natura umana, — "ciò che era perduto", ma non una natura spirituale.

Ci sono anche dei corpi Celesti e dei corpi Terrestri; ma’ altra e’ la gloria dei Celesti e altra dei terrestri. 1 Corinzi 15:40

     La facoltà ed i mezzi perfetti d'un essere umano perfetto possono bensì essere esercitate in modo indefinito, e ciò in oggetti ed interessi sempre nuovi e variabili, e le conoscenze e l'abilità possono accrescersi immensamente, ma accrescimenti tali di facoltà e di conoscenze non effettueranno mai un cambiamento di natura, nel modo stesso che non la renderebbero più perfetta ancora. 

   Tutto ciò altro non sarà mai se non l'allargamento e lo sviluppo delle facoltà dell'uomo perfetto. L'aumento in conoscenze ed abilità sarà senza dubbio il privilegio [208] benedetto dell'uomo in ogni eternità, ma egli resterà, ciò non pertanto, sempre uomo, e non imparerà che a conoscer meglio le forze che già possiede la natura umana. Egli non può operare e non bramerà procedere al di là dei vasti confini della sua natura, essendo i suoi desideri limitati nello spazio della sua potenza.

     Tanto Gesù come uomo fu una manifestazione della natura umana perfetta, alla quale sarà ristaurata la massa dell'umanità, altrettanto egli è, dopo la sua risurrezione una manifestazione della gloriosa natura divina alla quale la Chiesa trionfante parteciperà alla risurrezione.

Cosa e un essere spirituale?

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     Dal fatto che l'età presente è consacrata principalmente allo sviluppo di quella classe che deve mutar natura e che le epistole apostoliche sono destinate all'istruzione di quella "piccola greggia", non dovrebbesi concludere che i piani di Dio finiranno allorchè quella schiera eletta sarà completa.

   D'altro canto non dobbiamo neppure cadere nell'estremo opposto, e supporre che le promesse speciali della natura divina,i corpi spirituali, ecc., — che son loro fatte, siano da Dio designate a tutta l'umanità. Per costoro sono "le maggiori e le più preziose promesse", al disopra ed in più delle altre preziose promesse concernenti tutta l'umanità.

   Per ben poter dispensare la parola di verità, noi dovremmo osservare che le scritture considerano separatamente la perfezione della natura divina della "piccola greggia" e la perfezione della natura umana del mondo ristorato.

     Ricerchiamo ora più particolarmente ciò che siano gli esseri spirituali, di quali forze sono provveduti e per quali leggi essi sono governati? Perchè non possono comprendere la natura di un essere spirituale, molti sembrano credere che uno spirito sia semplicemente un'ombra, od anche un mito, e vi domina molta superstizione. 

   Ma Paolo non sembra [209] averne un tal concetto. Vero è che egli dà ad intendere che un essere umano è incapace di comprendere la natura superiore, spirituale (I Cor., XV, 14), ma egli chiaramente espone, come se volesse proteggersi contro ad ogni nozione mitica o superstiziosa possibile, che vi ha un corpo spirituale, come vi ha un corpo animale (umano), un corpo celeste, come ve n'ha uno terrestre, e che vi è una gloria terrestre come vi è una gloria celeste.

   La gloria terrestre, come lo vedemmo testè, fu perduta col peccato del primo uomo Adamo, e sarà restituita al genere umano, durante il Millennio, dal Signore Gesù e dalla sua sposa (il Cristo, capo e corpo). La gloria celeste è ancora sconosciuta infino ad ora, all'infuori di ciò che essa è rivelata all'occhio della fede per lo Spirito mediante la Parola. Vi è una grande differenza tra queste due glorie (I Cor., XV, 38-49).

     Noi sappiamo fino ad un certo punto che cosa sia un corpo naturale, terreno, perchè possediamo un tal corpo ora e possiamo a un dipresso farci una idea della gloria della sua perfezione. Egli è fatto di carne, sangue ed ossa; poichè "ciò che è nato di carne è carne". 

   E poichè vi sono due specie distinte di corpi, noi sappiamo che quello spirituale, checchè ne sia, non è composto di carne, sangue ed ossa; egli è celeste e spirituale — "ciò che è nato di spirito è spirito". Ma ciò che sia un corpo spirituale noi non lo sappiamo, poichè "ciò che saremo non è ancora stato manifestato.... noi saremo simili a lui", resi simili al nostro Signor Gesù Cristo (Giov., III, 6; I Giov., III, 2).

     In nessun modo ci vien narrato che un essere qualunque, sia spirituale sia umano, sia stato mai mutato di una natura in un'altra, fatta eccezione del Figliuolo di Dio; e fu quello un caso eccezionale, per uno scopo eccezionale. Allorchè Iddio fece degli angeli fu senza dubbio nell'intento che essi [210] restassero tali per sempre; così ancora coll'uomo, ogni essere dovendo essere perfetto nella sua sfera propria. 

   Le Scritture, in ogni caso, non danno avviso alcuno d'una intenzione diversa. Nel modo medesimo che constatiamo nella natura inanimata una varietà stupenda e quasi finita così una varietà consimile è possibile in tutta perfezione nella creazione animata ed intelligente. 

   Ogni creatura è gloriosa nella sua perfezione; ma come dice Paolo: "Altro è lo splendore dei corpi celesti altro è quello dei corpi terrestri". Essi sono distinti l'uno dall'altro secondo la loro natura.

Esseri spirituali possono essere presente, ma invisibilmente.

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Il servitore d’ Eliseo vide angeli nei carri.

Esseri spirituali possono rivestire un corpo umano.

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Un angelo apparve a Gideone

     Un esame attento di ciò che fu riferito di Gesù dopo la sua risurrezione, e degli angeli che sono ancor essi dei corpi spirituali, può darci press'a poco una nozione di ciò che siano degli esseri spirituali, ma sempre se noi "esponiamo le cose spirituali con mezzi spirituali" (I Cor., II, 13), (vedi vers. di Darby). 

   Anzitutto noi vediamo che gli angeli possono essere presenti, ma invisibilmente, e lo sono anche di frequente. "Gli angeli del Signore sono accampati intorno a quelli che lo temono, e liberano" e "non son eglino tutti spiriti ministratori, per amor di coloro che hanno ad ereditar la salute? (Sal., XXXIV, 7; Ebr., I, 14).

     Hanno essi ministrato in modo visibile o invisibile. Senza dubbio in modo invisibile. Eliseo fu circondato da un esercito di Assiri; il suo servitore ne fu spaventato; allora Eliseo pregò il Signore, e gli occhi del giovane furono aperti, ed egli vide la montagna coperta di cavalli e carri di fuoco intorno ad Eliseo. E l'asina, che vide l'angelo, perchè i suoi occhi furono aperti, mentre era invisibile per Balaam?

     In seguito, gli angeli possono rivestire un corpo ed apparire sotto forma umana; ciò che avvenne spesso. Il Signore e due angeli apparirono ad Abrahamo sotto quella forma, ed egli preparò loro il cibo del quale essi mangiarono. 

   A tutta, prima [211] Abrahamo li prese per tre uomini, e non fu che all'atto della loro partenza che egli si accorse che l'un di essi era il Signore, e gli altri due degli angeli che andarono quindi a Sodoma e vi liberarono Lot (Gen., XVIII, 1-2). 

   Un angelo apparve a Gedeone come uomo, ma si fece conoscere in seguito. Un angelo apparve ai genitori di Sansone, ed essi lo credettero uomo finch'ei salì al cielo nella fiamma dell'altare (Giud., VI, 11-22 ; XIII, 20).

Esseri spirituali sono gloriosi e risplendenti.

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Saulo da Tarso

   „Io vidi o re, per cammino a mezzo giorno una luce del cielo piu’ risplendente del sole la quale lampeggio’ intorno a me ed a coloro che viaggiavan meco. Ed essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua Ebraica: Saulo, Saulo, perche’ mi perseguiti? Ei t’e’ duro di ricalcitrar contro gli stimoli. 
Atti
26:13,14
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     In oltre ancora, gli esseri spirituali sono gloriosi e risplendenti. Il volto dell'angelo che rimosse la pietra del sepolcro di Gesù era "come un folgore". 

   Daniele vide un corpo spirituale che egli descrive come segue: "....il suo corpo somigliava a un grisolito, e la sua faccia era come l'aspetto del folgore; e i suoi occhi eran simili a torchi accesi; e le sue braccia e i suoi piedi somigliavano in vista del rame forbito, e il suono delle sue parole pareva il rumore di una moltitudine" (Dan., X, 6, 10, 15, 17). 

   Saulo da Tarso vide risplendere il corpo glorioso di Gesù il cui splendore superava quello del sole in sul meriggio. Saulo rimase cieco e cadde a terra.

     Fin qui abbiamo trovato che gli esseri spirituali sono infatti gloriosi, ma invisibili all'uomo se gli occhi di quest'ultimo non vengono aperti, o se essi non appariscono sotto forma umana nella carne. Questa conclusione si conferma maggiormente ancora se prendiamo ad esaminare i dettagli particolari di quelle manifestazioni. 

   Il Signore non fu veduto che da Saulo; gli uomini del suo seguito udirono ben la voce, ma nulla videro. (Fatti, IX, 7) Gli uomini che erano con Daniele non videro l'essere glorioso ch'egli descrisse, ma un grande spavento li colse e fuggirono per nascondersi. Ancora quell'essere glorioso dichiarò: "Il principe del regno di Persia mi ha contrastato ventun giorni" (Dan., X, 13). 

   Daniele, "l'uomo gradito" (o prediletto), cad [212] de assopito davanti a colui al quale per ventun gior ni aveva resistito il principe del regno di Persia. E come ciò? Naturalmente egli non apparve al capo nella sua gloria; no! oppure fu con lui in modo invisibile, ovvero gli apparve sotto forma umana.

    Poichè il nostro Signore, dopo la sua risurrezione è un essere spirituale, ne risulta che la medesima potenza che troviamo illustrata negli angeli, trovasi in lui pure. E come ciò sia vero vedremo più chiaramente in un capitolo susseguente.

Nature umane e spirituali son distinti.

     Noi vediamo così come le Scritture riguardino le nature spirituali ed umane come due cose affatto distinte e separate, e non forniscano prova alcuna a favore dell'opinione che l'una natura passi all'altra, o si volga nell'altra; ma che anzi, esse dimostrano che un piccolo numero soltanto fra le creature umane sarà trasformato dalla natura umana alla natura divina, alla quale fu elevato Cristo Gesù il suo divin capo. 

   E quel tratto speciale del piano di Geova è organizzato per lo scopo principale e straordinario di servirsi di quel nucleo così innalzato come del mezzo di Dio per eccellenza, per il gran compito futuro, il ristauramento di tutte le cose. Prendiamo ora ad esaminare i termini

Mortalita’ significa che la morte e’ possibile.

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MORTALITA' ED IMMORTALITA'

     Noi troveremo il loro vero significato in perfetto accordo con ciò che abbiamo appreso dal nostro confronto degli esposti biblici concernenti gli esseri umani e spirituali e le promesse terrene e celesti. Si dà di solito a tali vocaboli un significato assai incerto, e non poche idee false sul loro vero senso producono delle vedute erronee sopra soggetti che sono con essi in rapporto: il caso si verifica tanto nell'uso generale come in quello delle Scritture.

     Mortalità indica la condizione e lo stato di ciò che è soggetto a morte; non già una condizione di [213] morte, ma una condizione nella quale la morte è possibile. Immortalità indica la condizione e lo stato di ciò che non è soggetto a morte; non solo una condizione di franchigia o di esenzione da morte, ma una condizione in cui la morte è una impossibilità.

Immortalita’ significa che la morte e’ impossibile.

C’e’ confusione sul soggetto della mortalita’ e l’ immortalita’.

     Il concetto assai sparso ma erroneo, sul termine mortalità (o essere mortale) è una condizione in cui la morte è inevitabile, mentre l'idea comune sul significato del termine immortalità è più corretta nel suo insieme.

     La parola immortale significa non mortale; la costruzione stessa del vocabolo indica dunque la sua definizione vera. Si è a causa dell'ascendente d'una falsa idea della parola mortale che tanti confondono quando essi si provano di determinare se Adamo fosse mortale o immortale prima della trasgressione. 

   Essi opinano che se egli fosse stato immortale Iddio non avrebbe detto: "nel giorno che tu ne mangerai, per certo morirai"; poichè egli è impossibile che un essere immortale muoia. E' quella una conclusione logica. 

   D'altra parte essi dicono: se egli fosse stato mortale, in che avrebbe consistito la minaccia o il castigo "tu morrai"; poichè (secondo la loro interpretazione erronea) egli non avrebbe potuto sfuggire alla morte?

Mortalita’ e’ sostenuta dagli elementi esterni.

 

     La difficoltà sta, come vedrassi, nella falsa interpretazione data al termine mortalità. Applicatevi la definizione corretta, e tutto sarà chiaro. Adamo era mortale, — cioè in una condizione nella quale la morte era una possibilità. Egli posecleva la vita in una misura piena e perfetta, tuttavia nessuna vita inerente. 

   La vita sua veniva alimentata da "ogni albero del giardino", ad eccezione di quello che era vietato; e fintanto che egli resterebbe ubbidiente e in armonia al suo Creatore, la sua vita sarebbe assicurata, — gli elementi del suo sostentamento non gli sarebbero stati ritirati. Vediamo adunque [214] que che Adamo aveva la vita, e avrebbe perfettamente potuto evitare la morte; ciò non pertanto la sua condizione era tale che la morte vi era possibile, — egli era mortale.

     Quindi la quistione si posa: Se Adamo erra mortale e sottoposto alla prova, lo era egli per l'immortalità? La risposta generale sarebbe: sì. Noi rispondiamo no. La sua prova ebbe luogo per vedere se egli fosse degno o indegno della continuazione della vita e delle benedizioni che già ei possedeva. 

   Dal momento che in nessun luogo era promesso che coll'ubbidire ei giungerebbe all'immortalità, siamo costretti a lasciare fuori quistione ogni ipotesi del genere. Egli aveva la promessa della continuazione delle benedizioni di cui godeva in quel tempo fintanto che egli ubbidirebbe, e la minaccia di perdere ogni cosa e di morire, in caso di disobbedienza. 

   E' il falso concetto sul significato del termine mortale che generalmente seduce il popolo a credere che tutti gli esseri che non muoiono sono immortali. In quella categoria si comprende il nostro Padre celeste, il nostro Signor Gesù, gli angeli e l'umanità tutta quanta. 

   E' un errore tuttavia: la gran massa del genere umano salvata dalla sua caduta, come gli angeli stessi, sono sempre mortali. Anche in una condizione di perfezione e di felicità senza fine, gli uomini saranno sempre provvisti di quella natura mortale che potrebbe gustare il salario del peccato, — la morte — qualora commettessero il peccato; la certezza della loro esistenza sarà condizionata, come lo fu in Adamo, dall'obbedienza verso il Dio supremamente savio.

   La sua giustizia, la sua sapienza, il suo amore e la sua potenza altresì, mediante la quale egli fa "concorrere tutte le cose al bene di coloro che l'amano" e lo servono, saranno state pienamente dimostrate a tutti per il suo procedere riguardo al peccato nel tempo presente.

Solamente la natura Divina e’ immortale. La gran massa del genere umano saranno sempre mortale.

Satana sara’ distrutto, il quale prova che gli angeli sono mortale.

     In nessun luogo delle Scritture è detto che gli [215] angeli siano immortali, nè che l'umanità ristorata sarà immortale. Al contrario, l'immortalità non è attribuita se non alla natura divina, — in origine al solo Geova, e posteriormente al nostro Signore Gesù nella sua presente condizione di "sovrumanamente innalzato" e finalmente per promesse alla Chiesa, il corpo di Cristo una volta con lui glorificata (I Tim., VI, 16; Giov., V, 26; 2 Piet., I, 4; I Cor., XV, 53-54).

     Non solo abbiamo l'evidenza che l'immortalità non appartiene che alla natura divina, ma abbiamo altresì la prova che gli angeli sono mortali, dal fatto che Satana, già capo fra di essi, sarà distrutto (Ebr., II, 14). Il fatto che egli può essere distrutto prova che gli angeli sono mortali.

     Procedendo per questa via, la sola scritturale, noi vediamo che una volta sterminati i peccatori incorreggibili, gli esseri immortali come i mortali vivranno per sempre nella gioia, nella felicità e nell'amore: I primi perchè posseggono una natura incapace di morire, essi hanno la vita inerente — la vita in sè stessi (Giov. V, 26), e gli ultimi perchè, colla loro natura suscettibile di morte essi non daranno causa alcuna di morte data la perfezione del loro essere e la conoscenza che essi hanno del male e delle gravi conseguenze del peccato.

   Essendo stati provati dalla legge di Dio, essi saranno provveduti in eterno degli elementi necessari per la conservazione della loro perfezione e non morranno mai.

L’ uomo essendo mortale, annulla la base  stessa della dottrina delle pene eterne.

„L’ anima che pecca sara’ quella che morra’.

     L'intendimento giusto dei termini mortale e immortale e dell'uso loro nelle Scritture distrugge la base stessa della dottrina delle pene eterne. Essa è basata sulla teoria antibiblica che Iddio abbia creato l'uomo immortale, che egli non possa cessare di esistere e che Iddio non lo possa distruggere. 

   Di qui l'argomento della necessità dell'esistenza degli incorreggibili, in qualche modo e in qualche luogo, [216] e se ne conclude che non essendo essi in armonia con Dio, la loro eternità non può se non trascorrere in uno stato miserando. 

   Ma la Parola ci assicura che Iddio ha prese le sue precauzioni contro cosiffatta perpetuazione del peccato e dei suoi peccatori: — che l'uomo è mortale e l'intiero casti­gamento del peccato di proposito deliberato contro alla pienezza di luce e di conoscenza perfetta non sarà già una vita di tormento ma una seconda morte. "L'anima che avrà peccato, quella morrà".

"O uomo — chi sei tu che 
contrasti con Dio".

(Rom. IX, 20.)

     Certuni accarezzano l'idea che la giustizia richiegga che Iddio non faccia distinzione veruna fra le sue creature nella dispensazione delle sue grazie; che se egli innalza uno ad una situazione elevata, a rigo di giustizia egli debba fare lo stesso per tutti, a meno che venga prov'ato che qualcuno abbia compreso quel diritto, nel qual caso sarebbe giusto di assegnargli un rango inferiore.

Iddio aveva il diritto di creare Gesu’ superiore agli angeli.

     Se fosse corretto un tal principio, egli dimostrerebbe che Iddio non aveva diritto alcuno di creare Gesù superiore agli angeli e di innalzarlo in seguito alla natura divina, a meno che egli abbia lo stesso intento riguardo a tutti gli angeli e a tutti gli uomini.

   E per forzare ancora maggiormente questo principio, se alcuni uomini debbono essere supremamente innalzati e partecipare alla natura divina, converrebbe che, eventualmente, tutti fossero innalzati alla medesima posizione. 

   Allora perchè non spingere il principio all'estremo limite, applicando la medesima legge di progressione a tutti gli esseri, al quadrupede, all'insetto, ecc., e dire che, essendo tutti creature di Dio conviene che, eventualmente, tutti raggiungano il più alto grado di esistenza—la natura divina?

   L'assurdità è manifesta, ma non sarebbe meno ragionevole di qualsiasi [217] applicazione del principio presunto citato più sopra.

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     Giova sperare che nessuno voglia spingere tant'oltre un'ipotesi erronea. Tuttavia se fosse un principio fondato sulla semplice giustizia, dove si troverebbe il suo punto di fermata ancora giusto? Infatti, se tale fosse il piano di Dio, che cosa diverrebbe la bella e gradevole varietà delle sue opere tutte? 

   La natura intiera, tanto quella animata che quella inanimata, annunzia la gloria e la diversità della sapienza e della potenza divina. E se "i cieli raccontano la gloria di Dio, e la distesa annunzia l'opera delle sue mani" in prodigiose varietà e in magnificenza, quanto più la sua creazione intelligente mostrerà essa nella sua varietà la gloria suprema della sua potenza.

   L'insegnamento formale della parola di Dio, della ragione, e l'analogia della natura ci autorizzano a concludere in questo ultimo modo.

La giustizia e’ intesa.

     Importa moltissimo di avere un'idea giusta ed esatta della giustizia. Una grazia non dovrebbe mai essere considerata come una ricompensa giustamente meritata. Un atto di pura giustizia non dà luogo ad alcuna gratitudine speciale, nè si può maggiormente ritenere come una prova di carità. 

   Ma Iddio manifesta il suo amore per le sue creature con un seguito infinito di favori immeritati, ciò che dovrebbe provocare in ricambio il loro amore e la loro lode. Iddio sarebbe stato in pieno diritto, se così avesse voluto, di crearci per una breve esistenza, anche se non avessimo mai peccato.

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     Così egli fece per alcune delle sue creature della classe inferiore. Egli avrebbe potuto lasciarci gustare i suoi favori per un istante, onde in seguito, senza ingiustizia, reciderci. In fondo, una esistenza di durata così breve sarebbe anche una grazia. Non è che in virtù della sua grazia che noi esistiamo, in fin dei conti. Qual grazia maggiore ancora è la redenzione [218] dell'esistenza crollata e condannata già a cagione del peccato !

   L’ ambizione di Lucifero: „Come mai sei caduto dal cielo o astro mattutino, figliuolo dell’ aurora? 
Come mai che  atterrato, tu che calpestavi le nazioni? 
Tu dicevi in cuor tuo: 

„Io saliro’ in cielo, elevero’ il mio trono al disopra delle stelle di Dio; Io m’assidero’ sul monte dell’ assemblea, nella parte estrema del settentrione; saliro’ sulla sommita’ delle nubi, saro’ simile all’ Altissimo.“
Isaia 14:12,13.

     E quanto più ancora dobbiamo noi essere riconoscenti di quel favore divino, considerando che siamo uomini e non già bestie! E' per grazia soltanto che gli angeli sono di natura un po' più elevata che gli uomini, ed è per pura grazia altresì che il Signor Gesù e la sua sposa diventano partepanti della natura divina. 

   Occorre per conseguenza che tutte le creature intelligenti ricevano con gratitudine tutto ciò che vien loro dato dal Signore. Qualunque sentimento diverso merita la giusta condannazione, e colui che ad esso si abbandona intieramente sarà in fin dei conti abbassato e distrutto. 

   Un uomo non ha diritto alcuno di aspirare a divenire angelo, non essendo stato mai destinato a quella condizione; e un angelo non ha maggiormente diritto di aspirare alla natura divina; quest'ultima non essendogli mai stata offerta. 

   Fu il peccato di orgoglio di Satana che cagionò la sua caduta; egli lo condurrà alla distruzione (Isaia, XIV, 14). "Chiunque s'innalza sarà abbassato e chiunque s'abbassa sarà innalzato" (Luca, XIV, II) ma non necessariamente al rango più elevato.

 

 


Abraham

     La teoria dell'elezione, insegnata nelle sacre Scritture dà luogo a molte dispute e dissensioni; ciò provenne in parte da idee false sulla giustizia in particolare e da altre cause ancora. Pochi negheranno che le Scritture insegnino una elezione, ma la quistione di sapere su qual principio basar si debba quell'elezione suscita numerose opinioni divergenti. Pretendono gli uni che essa sia arbitraria o assoluta, senza condizioni; gli altri che essa sia basata sopra delle condizioni.

     Crediamo che una quantità di vero vi sia nei due modi di vedere. Un'elezione da parte di Dio è l'espressione della sua scelta per un dato scopo, un dato uso e una data posizione. Iddio determinò che alcune delle sue creature sarebbero degli angeli, altre  [219]  degli uomini, dei quadrupedi, degli uccelli, dei pesci, ecc., e che altre sarebbero della sua stessa natura, — ed egli le elesse a quei vari gradi. 

   E sebbene Iddio scelga, secondo certe regole e condizioni, le creature umane che saranno ammesse alla natura divina, non si può dire che quelle l'avessero meritato più delle altre; non è, se non per grazia, che ogni creatura esiste ad un grado qualunque.

     "Non è di chi vuole, nè di chi corre, ma di Dio che fa misericordia" (Rom. IX, 16). Non è che gli esseri umani scelti fossero migliori di altre creature umane, che Iddio offerse loro la natura divina, poichè egli omise degli angeli che non hanno peccato e chiamò alcuni dei peccatori riscattati agli onori divini. Iddio ha il diritto di fare colle sue creature ciò che gli pare e piace; ed è la sua santa volontà di usare di quel diritto per l'adempimento dei suoi piani. Poichè adunque tutto ciò che abbiamo lo teniamo per pura grazia.

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Non ha il vasellaio la podesta’ sopra l’argilla?

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"O uomo, che sei tu che contrasti con Dio? La cosa formata dirà essa al formatore: Perchè mi hai fatta così? Non ha il vasellaio la potestà sopra l'argilla, da fare della medesi­ma massa un vaso ad onore, ed un'altro a disonore"? (Rom. IX, 20-21).

     Tutte le creature furono create dalla medesima potenza divina, alcune per avere una natura più atta a più grandi onori, ed altre per avere una natura inferiore ed onori più scarsi.

"Così ha detto il Signore, il Santo d'Israele, e il "suo Formatore: Domandatemi delle cose avvenire; "ordinatemi ciò che io ho da fare intorno ai "miei figliuoli (1) e all'opera delle mie mani. Io "ho fatta la terra, ed ho creati gli uomini che sono "sopra essa; le mie mani hanno distesi i cieli, ed io ho dati gli ordini a tutto il loro esercito.... Per "ciocchè, così ha detto il Signore che ha creati i [219] cieli; l'Iddio che ha formata la terra e l'ha fatta, e "non l'ha creata per restar vacua, anzi l'ha formata "per essere abitata: Io sono il Signore, e non ve n'è "alcun altro" (Esaia XLV, II, 12, 18).

(1) "Dei miei figliuoli e dell'opera delle mie mani lasciatemi la cura" (Trad. Perret Gentil).

     Nessuno ha il diritto di dettare leggi a Dio.

   Se egli ha stabilita la terra, se egli la creò perchè non fosse deserta, ma anzi perché fosse abitata da uomini perfetti, ristorati, che siam noi per osare replicare a Dio e dire che sia ingiusto di non cangiare la loro natura per farli compartecipi della natura angelica ed anche della stessa natura divina?

   Quanto più savio sarebbe invece di venire umilmente alla parola di Dio per domandare delle cose avvenire, invece di volergli ordinare, e di figurarsi che egli debba mettere ad esecuzione i nostri disegni?

   Signore preserva i tuoi servitori da peccati di presunzione: non lasciare che essi regnino sopra di noi. Nessun Figliuol di Dio vorrà scientemente comandare al Signore; e non pertanto quanti cadono facilmente in auell'errore fatale, quasi senza avvedersene ?

Creati da Dio, gli uomini, manifestano l’opera delle sue mani.

     Gli uomini sono in virtù della loro creazione — come l'opera delle sue mani — i Figliuoli di Dio, e il suo piano a loro riguardo è chiaramente rivelato nella sua Parola. Dice Paolo che il primo uomo (che fu esempio di ciò che sarà la razza umana giunta a perfezione) fu della terra e terrestre, e che nella risurrezione la sua progenie, ad eccezione della chiesa, continuerà ad essere terrestre, umana e adatta alla terra (I Cor. XV, 38-50).

     Davide dichiara che l'uomo non fu creato che un poco inferiore agli Angeli, che egli fu coronato di gloria, d'onore e di dominazione, ecc. (Salm. VIII). E Gesù, Pietro e tutti i profeti fin dal principio del mondo dichiarano che la razza umana sarà ristabilita a quella gloriosa perfezione e che essa avrà nuovamente la Signoria sulla terra, come l'ebbe Adamo, il suo primo rappresentante. (Atti III, 19-21). [221]

     Quella è la parte che Iddio ha scelta per darla all'uomo. E quanto gloriosa essa è!

 

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   Chiudete per un istante gli occhi sulle miserie, sui mali, sulla degradazione e sui dolori che regnano in seguito al peccato e rappresentatevi mentalmente la gloria del mondo perfetto. 

   Traccia alcuna di peccato non turba più l'armonia e la pace d'una comunità perfetta; non più pensieri amari e crucciasi, non più sguardi biechi nè ruvidi accenti; da ogni cuore sgorga l'amore ed incontra in ogni altro cuore un sentimento analogo, la benevolenza è la caratteristica di ogni azione. 

   Non vi saranno più malattie; non più dolori, nè pene, nè sintomo alcuno di decadenza; non vi sarà neppure il timore che simili cose avvengano. 

   Pensate a tutte le rappresentazioni della salute e della bellezza, alle forme proporzionate e ai lineamenti umani più degni di ammirazione che vi sia mai stato dato di contemplare, e sappiate che gl'incanti e la bellezza dell'umanità perfetta supereranno di molto tutto ciò. 

   L'interna purezza e la perfezione intellettuale e morale caratterizzeranno e glorificheranno ogni volto, raggiante. 

   Tale sarà la società della terra; ogni lagrima sarà asciugata allorchè compiuta la grand'opera della risurrezione apparirà agli occhi degli afflitti e piangenti (Apoc. XXI, 4).

 

L’uomo sara’ incantato dalla gloria che lo circondera’ sulla sfera umana.

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L’uomo si rallegrera’ lo stesso come Dio nella perfezione.

 

 

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     E tale è il solo cambiamento che si farà nella società umana. Noi ricordiamo che la terra che fu "formata per essere abitata", sarà egualmente un soggiorno gradevole e convenevole all'uomo, come ciò era rappresentato in Eden, nel paradiso, ove venne collocato l'uomo rappresentativo. Il paradiso sarà ristorato. 

   La terra non deve più produrre spine e triboli, e reclamare il sudore della fronte per produrre il suo pane, ma essa "produrrà (facilmente e naturalmente) il suo frutto".

     "Il deserto, e il luogo asciutto si rallegreranno; e [222] la solitudine festeggierà e fiorirà come una rosa". La creazione animale inferiore sarà un ausilio perfetto spontaneamente ubbidiente; la natura con tutte le sue incantevoli varietà acclamerà l'uomo in ogni suo tentativo di cercare e di conoscere la gloria, la potenza e l'amore di Dio; lo spirito e il cuore si rallegreranno nel Signore. 

   L'incessante brama di qualche cosa di nuovo che domina attualmente è una condizione anormale anzichè naturale, condizione dovuta alle nostre imperfezioni ed al nostro ambiente poco soddisfacente. L'essere continuamente in cerca di novità non ha con Dio rassomiglianza alcuna. Per lui la maggior parte delle cose sono vecchie. 

   E' delle vecchie e perfette che egli si rallegra maggiormente. Così sarà dell'uomo allorchè sarà ristabilito all'immagine di Dio. L'uomo perfetto non conoscerà e non apprezzerà pienamente la gloria degli esseri spirituali, egli quindi non la preferirà, possedendo un'altra natura; è per la stessa ragione che gli uccelli ed i pesci godono maggiormente della natura loro propria e la preferiscono a qualsiasi altra.

     L'uomo sarà incantato dalla gloria che Io circonderà sulla sfera umana ed esso ne sarà a tal punto assorto che non avrà altro desiderio; egli non preferirà alcun'altra natura e non bramerà altre condizioni all'infuori della sua. Un'occhiata sull'esperienza attuale della Chiesa renderà più chiaro il pensiero. 

   "Quanto è difficile" a tutti coloro che sono ricchi in beni di questo mondo d'entrare nel regno di Dio! Le poche cose che possediamo quaggiù sotto al regno del male e della morte, asserviscono a tal punto la natura umana che abbiamo bisogno d'un aiuto speciale di Dio per tenere lo sguardo nostro fisso alle cose spirituali per tendervi.

Cos’e’ il Piano di Dio per la Chiesa?

     La chiesa cristiana, il corpo di Cristo, forma una eccezione di quel piano generale; la cosa risalta con evidenza dal fatto che la sua elezione fu determinata [223] minata nel piano divino, prima della fondazione del mondo (El. I, 4-5). 

   Iddio previde a quell'epoca non soltanto la caduta dell'uomo, ma ancora la giustificazione, la santificazione e la glorificazione della Chiesa: Egli chiama adunque quella classe fuori del mondo durante l'età. del Vangelo affinchè diventi conforme all'immagine del suo figliuolo" (Rom. VIII, 21-31), che essa partecipi della natura divina ed erediti con Cristo del regno millenario pel ristabilimento della pace e della giustizia universale.

La Chiesa e’ eletta a scopo.

La Chiesa e’ eletta in tal guisa per una prova individuale e una vittoria individuale.

     Ciò dimostra che l'èlezione o la scelta della Chiesa fu una cosa predeterminata da Dio; ma lo si osservi bene: non è un'elezione senza condizione dei membri individuali della Chiesa. Prima della fondazione del mondo Iddio determinò che un gregge fosse eletto per un tale scopo in un tempo determinato: l'età del Vangelo. 

   Mentre non dubitiamo punto che Iddio potesse prevedere le azioni di ogni singolo membro della Chiesa e che egli potesse anticipatamente sapere esattamente chi sarebbe degno di divenire membro di quel "piccolo gregge" non è tuttavia quello il modo con cui la sua Parola presenta la dottrina del'elezione.

   Non era l'idea d'una predestinazione delle persone che l'Apostolo cercava d'inculcare, ma la circostanza che nel piano di Dio una classe era predestinata ad occupare l'onorevole posizione in discorso, e che l'elezione sarebbe basata sopra condizioni di severe prove concernenti la fede, l'obbedienza e la rinunzia ai privilegi ecc, anche fino alla morte. In tal guisa per una prova individuale, e per una vittoria individuale, i membri individuali di quella classe predestinata saranno stati scelti alle benedizioni ed ai doni delle grazie predeterminate da Dio per quella classe.

„Glorificati, significa onorati.“

 

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     La parola "glorificati" in Rom. VIII, 30 dalla parola greca "doxazo," significa "onorati." E ad una posizione di grande onere è chiamata la Chiesa. [224] Uomo alcuno potrebbe aspirare ad onore così grande. Il nostro Signor Gesù Cristo stesso, prima di attribuirselo vi fu invitato, come noi leggiamo :

"Così ancora Cristo non si è glorificato se stesso (doxazo: attribuito l'onore) per essere fatto sommo sacerdote, ma colui l'ha glorificato che gli ha detto: Tu sei mio figliuolo, oggi ti ho generato" (Ebrei V, 5).

     Geova, il Padre celeste onorò Gesù in tal modo; e tutti coloro che compongono il corpo eletto che debbono divenire, i suoi coeredi, saranno così onorati per la grazia del Padre celeste. La Chiesa., essa pure, riceve già un principio di quell' "onore" quando i membri che vi sono chiamati sono generati da Dio alla natura spirituale per la parola della verità (Giac. I, 18), e essa lo riceverà pienamente allorché tutti i suoi membri saranno nati dello spirito, trasformati in esseri spirituali all'immagine del loro capo glorificato. 

   Coloro che Id­dio vuole onorare in modo siffatto debbono essere perfetti e puri: e poichè per il peccato ereditario siamo peccatori, egli non ci ha soltanto invitati o chiamati a quell'onore, ma egli ha altresì provveduto alla nostra giustificazione dal peccato per la morte del suo figliuolo, al fine di metterci in grado di ricevere l'onore al quale egli ci ha chiamati.

Chiamati, eletti, fedeli.

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     Eleggendo il "piccolo gregge" Iddio fa un appellò abbastanza generale — "molti sono i chiamati". Tutti non sono chiamati. La chiamata fu primieramente limitata a Israele secondo la carne, durante il ministero del Signore; ma dopo, tutti quelli che i servitori trovano — e quanti ne possono trovare sono costretti (Luca XIV, 23), non già forzati, a partecipare a quel banchetto, a quel favore speciale. 'Ma anche fra quelli che ascoltano e rispon­dono, sonvene di indegni. 

   Un abito di nozze (la giustizia di Dio imputata) è preparato per ognuno, e tuttavia vi sono di quelli che non si vogliano con­vertire e debbono essere rinviati e rigettati; e ta [225] Luni di quelli che se ne sono fregiati, che ricevono l'onore di essere generati ad una nuova natura, mancano di affermare la loro vocazione e la loro elezione coll'essere fedeli al loro impegno (2 Pietro I, 10). Di quelli che son degni di apparire in gloria coll'Agnello, è detto che essi furono chiamati anzitutto, poi eletti e finalmente trovati fedeli (Ap. XIV, 1; XVII, 14).

La  chiamata e basata sopra condizioni.

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     L`appello è sincero, egli esiste realmente, la determinzione di Dio di eleggere e di esaltare una Chiesa è immutabile, ma l'onore di essere di quel novero trae seco delle condizioni. Tutti coloro che vogliono partecipare a quell'onore predestinato debbono adempiere alle condizioni dell'appello.

   "Temiamo adunque che talora, poiché vi resta una promessa d'entrare nel riposo di esso, alcun di voi non paia essere stato lasciato addietro" (Ebr. IV, 1). Dunque il grande favore è nè da colui che vuole nè da colui che corre, bensì è a colui che vuole ed a colui che corre, quando chiamato.

     Dopo di avere come lo crediamo, chiaramente dimostrato il diritto assoluto di Dio e la sua risoluzione di fare dei suoi ciò che gli piace, preghiamo il lettore di osservare che il principio caratterizzante tutte le dimostrazioni delle grazie di Dio è quello di mirare al bene generale di tutti.

Le nature son distinti e diversi.

     Poichè adunque, autorizzandoci le Scritture, noi riconosciamo per un fatto stabilito che le nature umane e spirituali sono distinte e diverse l'una dall'altra, che la mescolanza delle due nature non è per nulla nelle intenzioni di Dio, ma sarebbe anzi una imperfezione, e che il cambiamento d'una natura in un'altra non è la regola, all'infuori della sola eccezione necessaria per lo sviluppo di Cristo, la quistione di sapere secondo quali condizioni il mutamento può essere raggiunto e in quali modi egli si effettuerà, trovasi essere di un interesse molto grande. [226]

Il cambiamento dalla natura umana alla Divina e’ un compenso.

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„Egli e’ risuscitato“

     Le condizioni secondo le quali la Chiesa può essere innalzata col Signore alla natura divina (2 Pietro I, 4) sono precisamente le stesse di quelle secondo le quali egli raggiunse quella natura, cioè seguendo le sue orme (I Piet. II, 21), presentandosi essa medesima come sacrifizio vivente, come lui, ed eseguendo fedelmente il voto di consecrazione, fino a che il sacrifizio si compia colla morte.

     Quel cambiamento dalla natura umana alla natura divina è dato come ricompensa a coloro i quali, nei limiti dell'età evangelica, sacrificano la natura umana, come Gesù, con tutti i suoi diritti, le sue speranze ed i suoi scopi presenti e futuri, — insinoalla morte. Alla risurrezione, costoro si risveglieranno, non per aver parte col resto del genere umano alla restituzione gloriosa del genere umano della perfezione umana e a tutto il suo seguito di benedizioni, ma per aver parte alla somiglianza, alla gloria e alla gioia del Signore, come partecipanti con lui della natura divina (Rom. VIII, 17 ; 2 Tim. II, 12).

La natura nuova: Procreazione, e poi nascita.

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Battesimo di acqua

     L'esordire e lo svolgimento della nuova natura è simile all'esordire e allo svolgimento della vita umana. Come in quest'ultimo caso vi è una procreazione e poi una nascita, così avviene nella nuova natura. E' detto dei Santi ch'essi furono generati da Dio mediante la parola di verità Giac. I, 18; I Cor. IV, 15; I Piet. I, 3; I Giov. V, 181. 

   Ciò significa che noi riceviamo da Dio il primo impulso nella vita divina mediante la sua parola. Dopo di essere stati gratuitamente giustificati per la fede nel riscatto, noi udiamo la chiamata: offrite i vostri corpi, in sacrificio vivente, santo ('umanità riscattata e giustificata, e quindi) accettevole a Dio", il che è il vostro razional servizio (Rom. XII, 1). Se, obbedendo a quella chiamata, noi consacriamo a Dio la nostra umanità giustificata, accanto a quella di Gesú, essa vien da Dio accettata; e da quell'atto [227] stesso ha principio la vita spirituale. 

   Colui che prova ciò troverà che fin da quell'istante egli pensa ed opera secondo lo spirito nuovo (o trasformato) al punto che egli sacrifica i desideri umani. Dall'atto della consecrazione noi siamo da Dio considerati come essendo "nuove creature".

Lo sviluppo embroniale della „Nuova Creatura“.

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     In tal modo le cose vecchie (desideri, passioni, disegni umani) cessano in quelle "nuove creature" allo stato embrionale, ed ogni cosa vien fatta nuova. Quella nuova creatura embrionale continua a crescere e a svilupparsi a misura che la vecchia natura umana si crocifigge colle sue speranze, le sue passioni, i suoi desideri, ecc. 

   Questi due procedimenti progrediscono simultaneamente, dall'atto della consecrazione fino a che la morte dell'una e la nascita dell'altra ne sia il risultato. Intanto e fintanto che lo spirito di Dio continua sempre più a svolgere i suoi piani per mezzo della sua parola, i nostri "corpi mortali" vengono vivificati (Rom. VIII, II) onde essere resi atti a servirlo; ma al tempo prefisso riceveremo dei corpi nuovi, spirituali, celesti, che corrisponderanno, sotto tutti i rapporti, allo spirito nuovo e divino.

La prima Risurrezione

     La nascita della nuova creatura ha luogo nella risurrezione (Col. I, 18); e la risurrezione di quella classe vien designata come la prima risurrezione (la risurrezione scelta) (Ap. XX, 6). Giova tener presente che è alla risurrezione soltanto che noi saremo realmente degli esseri spirituali, abbenchè, fin dall'atto in cui riceviamo lo spirito di addozione noi siamo riconosciuti come tali (Ef. I, 13, 14; Rom. VI, 10, 11; VIII, 23-25). 

   Quando saremo realmente divenuti degli esseri spirituali, cioè allorchè saremo nati dallo spirito, cesseremo di essere più a lungo degli esseri carnali, poiché "ciò che è nato dallo spirito è spirito". (Giov. III, 6).

Consecrazione

    Quella nascita alla natura spirituale nella risurrezione deve essere preceduta da una procreazione [228] dello spirito all'atto della consecrazione, nel modo stesso che la nascita della carne è preceduta da una procreazione della carne.

   Tutti coloro che sono nati dalla carne nell'immagine dell'uomo terreno, del primo Adamo, furono primieramente generati dalla carne; e alcuni fra essi sono stati generati di nuovo per lo Spirito mediante la parola della verità, affinchè ai tempi predeterminati essi possano essere nati dallo spirito ad immagine del "Signor del cielo" nella prima risurrezione. "Come noi abbiamo portata l'immagine del terreno porteremo ancora l'immagine del celeste — a meno che noi ricadiamo (I Cor. XV, 49; Ebr. VI, 6).

Il rinnnovamento delle vostre mente-un lavoro di trasformazione
„Io vi esorto dunque, fratelli, per la compassione di Dio, a presentare i vostri corpi un sacrificio vivente, santo accettevole a Dio; che’ e’ il vostro culto spirituale. Romani 12:1

     Se l'accettazione della celeste chiamata e la nostra consecrazione che ne consegue sia stata decisa in un particolare momento, così non sarà dell'impresa di mettere ogni pensiero in armonia collo spirito di Dio, quell'opera non si compie che a poco a poco; è una progressione graduale d'una tendenza celeste di ciò che, secondo la natura tende verso terra. 

   "Non vi conformate a questo secolo, anzi siate trasformati per la rinnovazione della vostra mente; acciocchè proviate qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Rom. XII, 2).

   Dovrebbesi osservare che l'apostolo non rivolge quelle parole al mondo incredulo, ma a coloro ch'egli riconosce come fratelli, come lo dimostra il vers. precedente: "Io vi esorto adunque fratelli.... che voi presentate i vostri corpi in sacrificio vivente, santo ed accettevole a Dio.

Trasformazione di carattere e di natura.

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Altare di Sacrificio

 

 

 

 

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     Credesi comunemente che quando un uomo si converte, o si ritrae dal peccato verso la giustizia, e dall'incredulità e dall'opposizione a Dio verso la fiducia in lui, egli opera la trasformazione di cui Paolo ci parla. Ciò è invero un gran cambiamento, un rinnovamento, ma non il rinnovamento al quale Paolo allude. 

   E una trasformazione del carattere, ma Paolo parla della trasformazione della natura (o dell'essere), [229] promessa ai credenti dell'età evangelica a certe condizioni, e sono dei credenti che egli stimola a raggiungere e adempire tali condizioni. Se una tale trasformazione di carattere non avesse avuto luogo prima, egli non avrebbe potuto chiamarli fratelli, — e fratelli ancora che già avevano qualche cosa di santo e di grato a offrire a Dio; quelli soli che sono giustificati per la fede nel riscatto sono riguardati da Dio come santi e gradevoli. 

   La trasformazione della natura, tocca a coloro che, durante l'èra del Vangelo, presentano la loro umanità giustificata in sacrificio vivente (come Gesù presentò la sua umanità perfetta in sacrificio), che rinunziano a ogni diritto e ad ogni pretenzione all'esistenza umana futura, e che ignorano ogni privilegio, e ogni soddisfazione a ogni diritto umano.

   La prima cosa a sacrificare è la volontà umana; e da quel momento non osiamo più lasciarci governare dalla nostra volontà umana, nè da quella di un nostro simili, ma dalla volontà di Dio soltanto. La volontà di Dio diventa la nostra, e noi riconosciamo la nostra volontà, che deve essere ignorata e sacrificata, come non essendo più la nostra ma quella d'un altro.

     Una volta che la volontà di Dio è divenuta la nostra volontà, noi cominciamo a pensare, a ragionare, a giudicare dal punto di vista divino; Il piano di Dio diviene il nostro piano e le vie di Dio diventano le nostre vie. Colui che non sè presentato in sacrifizio nella vera fede e che per conseguenza non ha provato per esperienza quella trasformazione, non è capace di ben comprenderla. 

   Anteriormente potevamo rallegrarci di tutto ciò che non era un peccato reale; imperocchè la terra, con tutto ciò ch'essa contiene fu creata per la delizia e il godimento dell'uomo; la sola difficoltà allora era di vincere le nostre inclinazioni verso il peccato. Ma coloro che sono consacrati e trasformati hanno in oltre [230] tre, in più dei loro sforzi per sottomettere il peccato il compito di sacrificare tutti i loro beni presenti e consacrare ogni loro energia al servizio di Dio. 

   Mediante quei sacrifizi noi comprendiamo ogni giorno meglio che il nostro riposo non è quaggiù, ove non abbiamo patria. Ma in tal modo i nostri cuori e le speranze nostre si volgono verso "il riposo che rimane ancora pel popolo di Dio". Ed è quella benedetta speranza che a volta a volta ci vivifica e ci spinge al sacrificio continuo.

“E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinche’ conosciate per esperienza quale sia la volonta’ di Dio.“ Romani 12:2

 

 

Il “pegno della nostra eredita’.

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     Così, per una tale consacrazione, lo spirito si rinnova o si trasforma, ed i desideri, le speranze e gli sforzi cominciano ad innalzarsi verso le cose promesse, spirituali e invisibili, mentre le speranze umane, ecc., muoiono. Coloro che sono così trasformati che si trovano in quella via di trasformazione, sono riconosciuti come nuove creature, come generati da Dio, e sono resi a tal punto partecipi della natura divina. 

   Osservisi bene la differenza tra queste "nuove creature" e tra i credenti e "fratelli" che sono soltanto giustificati. Questi sono ancora della terra e terrestri, e, fatta astrazione dei loro desideri peccaminosi, le loro speranze ed ambizioni sono della specie di quelle che saranno contentate pienamente nella promessa restituzione di tutte le cose. 

   Quelli per contro che non sono di questo mondo; nel modo, stesso che Cristo non è di questo mondo, le speranze loro si concentrano nelle cose invisibili ove Cristo siede alla destra di Dio. La prospettiva di glorie terrene, tanto incantevole per l'uomo allo stato naturale, non ha attrazioni per quelli che sono generati a quella speranza celeste e che comprendono ed afferrano la parte assegnata loro nel piano divino. 

   Quella spirito nuovo e divino "è il pegno della nostra eredità" della natura divina completa, — lo spirito e il corpo. Un corpo divino! potrebbe subito esclamare taluno. Ma non ci vien detto di Gesù che egli è "lo splendore (il riflesso) della sub [231] gloria e il carattere dela sussistenza di esso (Dio), e che i vincitori di quell'età "lo vedranno come egli è e saranno simili a lui? (Ebr. I, 3; I Giov. III, 2). 

   Vi è corpo naturale (umano) e vi è corpo spirituale" (I Cor. XV, 44). Non potremmo figurarci il nostro Padre celeste, o il nostro Signor Gesù Cristo come grandi spiriti puramente, o come pensieri ingegnosi senza un corpo. I loro corpi sono corpi spirituali gloriosissimi, quantunque non sia ancora manifestato quanto grande sarà quella gloria, ed essa non ci sarà manifestata prima che noi condividiamo la natura divina.

La trasformazione della mente e graduale.

Il cambiamento del corpo e’ istantaneo

     Mentre quella trasformazione dello spirito uìnano dall'umano allo spirituale è un'opera graduale, la trasformazione di un corpo umano in corpo spirituale, non sarà graduale, ma istantanea (I Cor. XV, 54). Noi abbiamo ora, a quanto dice Paolo, quel tesoro (lo spirito divino) in vasi di terra e al proprio tempo avremo quel tesoro in vasi gloriosi, a ciò appropriati — nel corpo spirituale.

Le nature spirituali hanno delle forze o dei mezzi che oltrepassano le forze umane.

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     Abbiamo veduto che la natura umana è una somiglianza della natura spirituale (Gen. V, 1). Per esempio, Iddio ha una volontà, gli Angeli e gli uomini ne hanno una altresì. Iddio possiede la ragione e la memoria, così pure le sue creature intelligenti — Angeli e uomini. Il carattere delle operazioni mentali di ognuna di queste nature è il medesimo.

   Partendo dai medesimi ragionamenti e alla stregua di condizioni simili, quelle nature diverse son capal ci di giungere alle stesse conclusioni. Abbenchè le condizioni mentali delle nature divine, angelica e umana, si rassomiglino assai, noi sappiamo tuttavia che le nature spirituali hanno delle forze o dei mezzi che oltrepassano le forze umane, e che, secondo il nostro credere provengono non da capacità diverse, ma dalla sfera di attività più vasta delle medesime facoltà e delle circostanze differenti in cui esse operano. 

   La natura umana è una immagine terrena [232] e che non ha capacità e disposizioni a discernere oltre i suoi limiti se non in quella misura che a Dio piace rivelarle per la sua salvezza e per la sua felicità.

Non vi e dato di afferrare se non un bagliore della gloria, della sapienza e della bonta’ Divina.

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     L'ordine degli esseri divini è l'ordine più alto della natura spirituale; e quant'è grande la distanza tra Dio e le sue creature! Essa è incommen- surabile. Non vi è dato di afferrare se non un bagliore della gloria, della sapienza e della bontà divina, secondo che egli svolge davanti agli occhi nostri, come una veduta panoramica certune delle sue opere grandiose. Ma noi possiamo comprendere e misurare press'apoco la gloria dell'umanità perfetta.

     Con quel pensiero chiaramente compreso dal nostro spirito, siamo in grado di farci una nozione della trasformazione della natura umana alla natura spirituale, ciò per la trasmissione delle stesse volontà a delle condizioni più elevate. Allorche saremo rivestiti del corpo celeste noi possederemo altresì le facoltà e i mezzi celesti che ad esso sono inerenti, e noi avremo l'estensione di pensieri e lo sviluppo di facoltà che sono la privativa di quel corpo glorioso.

    Il cambiamento di spirito dal terreno al celeste, che il consacrato prova quaggiù è il principio di quella trasformazione della natura. Non è cambiamento d'intendimento stesso o dell'intelligenza, nè qualche cosa di miracoloso nell'operazione mutata dallo spirito, bensì la tendenza dello spirito e la volontà che sono mutati. 

    La nostra volontà e i nostri sentimenti o piuttosto le nostre disposizioni rappresentano la nostra individualità; per conseguenza non siamo riconosciuti come trasformati e non apparteniamo realmente alla natura celeste se non allorquando la nostra volontà ed i nostri sentimenti (o pensieri) sono così mutati. Non è che un piccolo principio, è vero, così l'esordire di una procreazione è sempre piccola cosa in apparenza, ma è tutta [233] via di già il pegno o la certezza dell'opera compiuta (Ef. I, 13, 14).

Cambiamento di natura non richiede che perdiamo la nostra identita’.

 

     Taluni hanno domandato: come potremo noi riconoscerci, se è vero che saremo mutati? Come sapremo allora che siamo gli esseri medesimi che vissero altra volta, che soffrirono e che si sono sacrificati affin di partecipare a quella gloria?

   Saremo noi gli stessi esseri, avendo coscienza di noi medesimi? Certamente sì. Se noi siam morti con Cristo, con lui altresì noi viveremo. (Rom. VI, 8). I cambiamenti che ogni giorno si producono coi nostri corpi umani non richiedono che noi dimentichiamo il passato o che perdiamo la nostra identità (1).

 

    (1) La trasformazione promessa del corpo umano in corpo spirituale non distruggerà nè la memoria nè l'identità bensì le loro facoltà e l'estensione del pensiero.

  Lo stesso spirito divino che ci è proprio ora, colla stessa memoria e le medesime facoltà di ragionamento, ecc., vedrà allora i suoi mezzi estendersi ad altezze e profondità immense, conformemente al suo corpo spirituale; la memoria potrà abbracciare tutta la nostra carriera fin dalla nostra più tenera infanzia; in conseguenza del contrasto, noi saremo capaci di apprezzare più pienamente la gloriosa ricompensa del nostro sacrificio. 

  Ma ciò non sarebbe possibile se l'umano non fosse una immagine dello spirituale.

 

 

 

 

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     Quelle riflessioni possono altresì aiutarci a comprendere come il Figliuolo abbia potuto essere uomo, allorchè fu mutato da condizioni spirituali in condizioni umane, — alla natura umana e fu sottoposto alle limitazioni terrene; e come egli potè essere un essere spirituale nelle prime condizioni e un essere umano, nelle seconde, quantunque fosse lo stesso essere nei due casi. 

   Perchè le due nature sono separate e distinte, e nondimeno l'una è una rassomiglianza dell'altra, le stesse facoltà intellettuali (memoria, ecc.) essendo comuni ad amendue, ecco perchè Gesù potè rammentarsi della gloria primiera di cui godeva prima di esser fatto uomo, ma che non possedeva più una volta rivestita l'umanità, [234] come lo provano le sue parole: 

   "Ora dunque, tu Padre glorificami appo te della gloria che io ho avuto appo te stesso, avanti che il mondo fosse" (Giov. XVII, 5), la gloria della natura spirituale.

   E questa preghiera è più che esaudita nella sua esaltazione presente di essere spirituale per eccellenza, nella forma la più alta, la natura più perfetta.

Voi che siete consecrati a quali influenze vi sottomettete?

“Ma, siate trasformati!”

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     Riportandoci nuovamente sulle parole di Paolo (Rom. XII, 2) osserviamo che egli non dice: "non vi conformate" a questo secolo, bensì, come devesi tradurre; e come è stato tradotto nella versione inglese e in quella d'Oltremare — non siate, non divenite conformi — non vi modellate sul presente secolo, ma operisi in voi una metamorfosi pel rinnovamento dello spirito.

     Saci traduce "facciasi in voi una trasformazione": e Stapfer "trasformisi il vostro spirito". Questo è il vero senso del testo; imperocchè non ci conformiamo e non ci trasformiamo maggiormente; ma noi ci sottomettiamo, vuoi al mondo per divenirgli conforme mercè le influenze dello spirito mondano che regnano nel nostro ambiente, vuoi alla volontà ed allo spirito di Dio per essere trasformati dalle influenze celesti esercitate, mediante la parola di Dio.

   Voi che siete consecrati, a quali influenze vi sottomettete? Le influenze trasformatrici dello spirito santo conducono all'attuale sacrificio e alle sofferenze, ma quanto gloriosa sarà la fine! Se voi vi sviluppate con l'aiuto di quelle influenze trasformanti, voi proverete un giorno che cosa sia la buona na, gradevole e perfetta volontà di Dio.

     Ricordinsi bene coloro che hanno tutto deposto sull'altare del sacrificio che mentre nella parola di Dio trovansi promesse terrene e promesse celesti, queste ultime soltanto ci appartengono. Il nostro tesoro è in cielo: possa il nostro cuore esservi del continuo. La nostra chiamata non ha per iscopo di pervenire semplicemente alla natura spirituale, mabensì [235] all'ordine più elevato di essa — alla, natura divina, "tanto più eccellente che (quella) degli angeli" (Piet, I, 4; Eb. I, 4).

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     Quella celeste chiamata è limitata all'età del Vangelo; non è stata mai pubblicata prima e cesserà colla consumazione dell'èra presente — presente secolo. Un appello terreno ebbe luogo prima dell'appello celeste, sebbene non fosse compreso che imperfettamente, e siamo informati che egli continuerà dopo l'èra del Vangelo.

   "La vita (per tutti quelli ristorati come esseri umani) e l'immortalità (il premio verso cui corre il corpo di Cristo)" sono state messe in evidenza durante la presente età (2 Tim. I, 10). La natura umana e la natura spirituale saranno l'una e l'altra gloriose, e tuttavia diverse e separate in ogni perfezione. Un tratto significantissimo della gloria dell'opera compiuta di Dio sarà la varietà ammirabile nell'unità più meravigliosa delle cose animate e inanimate armonizzanti fra di esse e in armonia con Dio.

 

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Grati, a Te porgiamo omaggio
O signor; la cui Parola
E' di sole amico raggio.
Che ravviva, che consola,
E la manna a noi largita
Nel deserto della vita
.

LA DIMANE DI PACE.

Giusta è di Dio la via! Calma o procella,
Candida pace, furibonda guerra;
Balsamo che la vita rinnovella,
Fulmine struggitor che tutto attèrra,
Nell'infinito mar del suo pensiero
Ei comparte equamente al mondo intero.

 

Per vie secrete, per arcane porte
Ei trae dal mal un bene imperituro;
Se regna la giustizia austera e forte,
Amor dà speme e fede nel futuro;
Chè al percosso morta! il Dio verace
Darà, la sua diman di dolce pace.

Quando il cupo furor della tempesta
Serve sommesso al suo voler arcano,
Quando muto e impotente l'uom s'arresta
Incontro all'infuriar dell'uragano,
In Lui confida, o Cuor che l'ami tanto,
O Cuor nel buio e nei raggiri affranto.

 

Chi mai vorrebbe opporsi al voler santo
Che trarrà dalla notte un di sereno?
Fidati alle sue cure, astergi il pianto;
Alla tempesta alfine ei porrà freno.
Egli sol dalle angoscie, Egli è capace
Di trar la tua diman di dolce pace.

O terra, tieni al Ciel lo sguardo fisso!
Solo quando Dio vuole infuria il vento;
Quando è compiuto il termine prefisso 
Succede ove lasciò il dolor solchi profondi
Sorgeran della gio la letizia al suo tormento:
Ia i fior giocondi.

 

Canti e sorrisi alla tua muta stanza
Il Signor ti darà, novella vita;
Spera! Si muterà la tua speranza
In gloria, libertà, gioia infinita.
Mai non temer! La Fè non è fallace:
Vedrai la tua diman di dolce pace.

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